San Francisco, 27 nov. (Apcom) – La vicenda dello sventato attentato di Portland si chiarisce e viene alla luce una complessa operazione antiterrorismo dell’Fbi. L’autobomba che sarebbe dovuta esplodere durante la cerimonia di inaugurazione di un albero di natale era in realtà un “esca” ideata dagli agenti federali per incastrare un giovane terrorista somalo. Falsa la bomba, quindi; “vero” il terrorista.
Questi i fatti. Ieri nel tardo pomeriggio a Portland in Oregon
viene arrestato un un somalo naturalizzato americano, Mohamed Osman Mohamud, 19 anni.
Concitate le fasi dell’arresto. Mohamud è stato bloccato mentre
tramite il cellulare stava cercando di innescare gli ordini
piazzati nella macchina. Afferrato dagli agenti il giovane ha
urlato “Allah Akhkbar” e ha cercato di colpire i poliziotti che
però l’hanno sopraffatto.
Ora il somalo è accusato di tentata strage e dal ministero di
giustizia si fa sapere che i federali erano sulle sue tracce da
tempo. A giugno un agente infiltrato aveva scoperto che Mohamud
era in contatto con terroristi in Pakistan e aveva in animo di
“portare la guerra santa negli Stati Uniti”
A incastrare il giovane somalo è stato lo stesso agente dell’Fbi che spacciandosi appunto per terrorista aveva promesso al ragazzo di aiutarlo ad attuare i suoi intenti.
Mohamud gli aveva quindi illustrato il piano di compiere un attentato nel corso della cerimonia natalizia. L’agente di era assunto l’incarico di reperire l’esplosivo e la macchina, quindi aveva consegnato a Mohamud un telefonino spiegandogli che facendo un certo numero avrebbe innescato la bomba (ma l’esplosivo nell’auto era inerte).
Vgp
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