«Telecomunicazioni, eravamo avanti Ora ci battono Cipro e Cile»

CASTELLANZA «Dieci anni fa l’Italia era all’avanguardia nel settore delle telecomunicazioni. Oggi siamo al 51° posto su 138 Paesi al mondo. Davanti a noi anche Cipro, Mauritius, Cile e Slovenia». Una vera e propria rivoluzione in corso da 10 anni. E’ quella raccontata ieri alla Liuc da Stefano Quintarelli, direttore dell’Area Digital del Gruppo «Il Sole 24 Ore», all’assemblea congiunta dei gruppi merceologici «Terziario Avanzato», «Varie», «Legno» e «Servizi Infrastrutturali e Trasporti» dell’Univa. E’ la rivoluzione portata dalla banda larga,

nata dieci anni fa, e dalle conseguenze che la continua decrescita dei prezzi dei prodotti tecnologici, legati all’aumento esponenziale delle loro capacità, hanno sui mercati. Con una popolazione sempre più anziana, l’Unione Europea deve puntare ad un aumento della produttività del lavoro e proprio per questo, secondo Quintarelli, per il nostro paese servirebbe un’Agenda digitale.
Una serie di iniziative concrete che farebbero da volano all’economia, perché «oggi la capacità di spostare bit ha la stessa importanza della capacità infrastrutturale legata al movimento di merci e persone». Davanti ai presidenti dei settori merceologici dell’Univa che occupano 13.447 addetti e contano 258 imprese associate, Stefano Quintarelli ha lanciato un messaggio drammatico: «il modello di sviluppo del nostro Paese è fermo ad una fotografia economica degli anni Settanta. Serve invece una strategia digitale». Secondo l’imprenditore e giornalista «se nei prossimi cinque anni si investisse nel settore delle telecomunicazioni quello che impiega il Regno Unito, si avrebbe un raddoppio della crescita del Pil». I beni fisici, che hanno caratterizzato la realtà fino a una decina di anni fa, stanno lasciando sempre più il campo ai beni immateriali, che hanno costi molto minori di produzione e spostamento.
«Se trasferire beni non costa e non richiede tempo, allora la produzione si può concentrare» spiega Quintarelli. «Immaginiamo che i 5 milioni di italiani che lavorano in azienda usando internet passino il 10% del loro tempo in attesa. Con una connessione a banda larga, che accelera di 10 volte i processi, guadagneremmo di colpo il 9% in produttività». Da 10 anni siamo nel bel mezzo di una rivoluzione digitale, ma la maggior parte della classe dirigente italiana non sembra essersene ancora accorta.
Tiziano Scolari

m.lualdi

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