Lima, 6 giu. (TMNews) – La Borsa di Lima ha perso l’8,71% dopo la vittoria nel ballottaggio delle presidenziali del nazionalista Ollanta Humala, considerato su posizioni vicine a quelle del leader venezuelano Hugo Chavez.
Si tratta della perdita più grave dall’inizio dell’anno, dovuta soprattutto al fortissimo ribasso delle aziende minerarie che hanno perso oltre il 15%: non a caso, dato che Humala ha annunciato di voere tassare i profitti del settore (al quale si deve il ruolo principale nella crescita economica dell’ultimo quinquennio).
I risultati parziali – con l’88% del voto scrutinato – danno Humala al 51,27% contro il 48,72% della rivale Keiko Fujimori, figlia dell’ex presidente Alberto; vantaggio che dovrebbe aumentare dato che le schede mancanti vengono per la maggior parte dalle regioni andine in cui Humala gode di largo seguito.
Nonostante gli otto punti percentuali di differenza al primo
turno, quella di Humala non può affatto essere considerata una vittoria scontata: già nel 2006 si presentò in forte vantaggio per poi venire sconfitto al ballottaggio da Alan Garcia, appoggiato da buona parte della classe media spaventata da una campagna radicale vicina alle posizioni espresse da Hugo Chavez.
Per questo Humala – che nel 2000 fu protagonista di un fallito
golpe contro Fujimori, alla testa di qualche decina di reclute –
si è presentato quest’anno su posizioni molto più moderate,
invitando tutte le forze politiche e sociali ad unirsi al suo
progetto pur a costo di promettere “numerose concessioni”.
A favore di Humala ha probabilmente giocato anche la figura di Fujimori, l’ex presidente condannato a 25 anni di reclusione e che rimane una figura assai controversa: non pochi pensano che l’elezione di Keiko non avrebbe fatto che riportarlo al potere indirettamente, tanto più che la Corte Costituzionale ha rimandato al sentenza su un appello contro la condanna a dopo il voto.
L’esito delle concomitanti politiche sembra assicurare tuttavia che nessuno dei principali partiti otterrà la maggioranza assoluta, anzi il “Gana Perù” di Humala dovrebbe risultare la terza forza, con una ventina di deputati: una situazione che per molti analisti potrebbe trasformarsi in un vantaggio, obbligando le parti a cercare un compromesso respingendo posizioni più estreme al contrario di quanto avvenuto in Venezuela, Bolivia o Ecuador, con Parlamenti dominati dai partiti presidenziali.
(fonte Afp)
Mgi
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