Damasco, 19 apr. (TMNews) – Il ministero degli interni siriano intende usare il pugno di ferro per domare “la rivolta armata” fomentata da “gruppi salafiti” in Siria. E’ questa la reazione del governo di Damasco dopo un’ennesima giornata di tensioni e scontri, in particolare nella città di Homs, nel centro del Paese, dove ieri sera oltre 20mila persone erano radunate nella piazza principale per reclamare le dimissioni di Bashir Al Assad. Nel pomeriggio, secondo diverse testimonianze, le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco sui manifestanti e sui cortei funebri uccidendo almeno otto persone.
“Rimarremo nella piazza Al-Saa fino alla caduta del regime e vogliamo ribattezzarla piazza Tahrir, come al Cairo”, spiega uno dei manifestanti, citato dalla Bbc. “E’ un sit-in a tempo indeterminato che continuerà finché le nostre richieste non saranno soddisfatte”.
L’ondata di proteste senza precedenti in Siria, con manifestazioni in diverse città del Paese non sembra al momento mostrare segni di cedimento, nonostante le promesse di riforme evocate dal presidente Assad, inclusa quella di revocare lo stato di emergenza, in vigore da 48 anni.
Amnesty International ha precisato che almeno 200 persone
sono state uccise negli ultimi giorni, la maggior parte dalle forze di sicurezza o da poliziotti in borghese. Le autorità accusano delle bande “criminali” o “armate” di essere responsabili degli spari che hanno ucciso manifestanti e membri delle forze dell’ordine.
Fcs
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