MESENZANA Sgomenti e increduli per quello che è accaduto a pochi chilometri di distanza in un residence di Gavirate. Nessuno se lo aspettava tanto che in via Pezza a Mesenzana, dove parte della famiglia Camboni ancora vive, si fa fatica ad accettare una realtà semplicemente agghiacciante. Non si riesce proprio a digerire il fatto che qualcuno che conoscevano bene possa aver commesso un delitto tanto efferato.
Non ci si crede: «L’ho sentito stamattina al telegiornale – racconta un vicino dei Camboni -. Ieri sera stavo guardando Sky e nella striscia che scorre sotto ho letto la notizia che un uomo aveva ucciso la figlia e ferito il figlio a Gavirate. Non ci ho fatto caso. Poi stamattina quando quel fatto è stato collegato ai nostri vicini di casa sono rimasto senza parole. Ancora adesso non ci credo, li conosco e posso dire che si tratta di persone perbene. E’ una famiglia di brave persone. Avevo visto il figlio Federico venerdì mentre in macchina stava passando in questa strada. Ci siamo salutati velocemente senza dirci nulla».
Fino a qualche mese fa, prima di trasferirsi nel residence di Gavirate in seguito alla separazione dalla moglie, il 69enne Mario Camboni, ex sottoufficiale della Guardia di Finanza, viveva in una bella villa in via Pezza, una zona riparata immersa nel verde del paese, con la moglie Maria Irene Zuretti e i tre figli Federico, Alessandra e Cesare. La figlia Alessandra si era trasferita a Padova per studiare Psicologia all’Università. Era diventata psicologa e viveva in un paese del Padovano.
A Mesenzana tornava di rado: «Non la vedevamo da tempo – racconta un vicino – veniva più raramente, per lo più in occasione delle festività. Era davvero una brava ragazza, siamo sconvolti per la sua tragica morte». Mamma Maria Irene era originaria di Mesenzana, il figlio Federico, accoltellato la sera di Pasqua insieme alla sorella, è un avvocato e vive a Milano. Il terzo figlio, invece, abita in via Pezza in una casa in fase di ultimazione proprio di fianco alla mamma.
Quello che ne esce è il ritratto di una famiglia assolutamente normale: «Sono persone tranquille – insiste un residente di via Lazzaretto – ancora stento a credere a ciò che abbiamo sentito. Anche sul papà non c’è nulla da ridire, era un lavoratore anche adesso che era andato in pensione. Era uno stakanovista con la grande passione per il suo giardino. Spesso passando, mentre lui lavorava in giardino, scambiavamo due chiacchiere parlando del più e del meno». L’incredulità è fortissima: «Sono una famiglia molto riservata – aggiunge un altro residente di via Pezza – tanto che qui nessuno di noi sapeva nulla della separazione. Lo abbiamo appreso dai telegiornali. Non si vedevano molto in giro, erano religiosi e praticanti. Si incontra qualche volta la moglie mentre va in chiesa oppure quando esce per delle commissioni. Una famiglia seria, perbene di cui non c’è nulla di male da dire. Non ero a conoscenza di nessuno screzio, nessuna lite. Quando l’ho saputo mi sono dovuto sedere perché il colpo è stato molto duro da assorbire».
In via Pezza c’è profonda amarezza: «Guardate – ripete una donna – tutte le volte che sento questa storia mi viene la pelle d’oca e il cuore comincia a battere più forte. Non posso credere a quello che è successo. Sono senza parole, quando ho ascoltato il telegiornale mi ripetevo che dovevano essersi sbagliati, che non poteva essere vero».
Pino Vaccaro
e.marletta
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