Bruxelles, 23 feb. (TMNews) – Il Consiglio Affari interni e di giustizia dell’Ue, che si riunisce domani e venerdì a Bruxelles discuterà, su richiesta italiana, dei flussi migratori straordinari provenienti dal Nordafrica (e in particolare dalla Tunisia verso il Sud Italia), e della risposta europea, che ha già trovato una prima concretizzazione con l’avvio della missione ‘Hermes’ dell’Agenzia Frontex per la sorveglianza delle frontiere esterne dell’Ue. Ma è pressocché certo che sarà la drammatica situazione della Libia a monopolizzare questo punto dell’ordine del giorno del Consiglio, in particolare i rischi di guerra civile e di un ‘esodo biblico’, paventati dall’Italia a seguito della repressione sempre più violenta del regime di Gheddafi.
Le risposte dell’Ue ci saranno anzi sono state già anticipate, ma, come ha detto il presidente della Commissione europea Barroso, dovranno essere “nel quadro della legislazione vigente”. Quindi resta valida la norma per cui l’asilo va chiesto, gestito e concesso nel paese di primo asilo.
L’Italia, che sarà rappresentata dal ministro degli Interni Roberto Maroni, fornirà i suoi dati sulla situazione dei flussi migratori e sul potenziale di nuovi arrivi dalla Libia (la cifra stimata è di 200.000 persone), ma vuole soprattutto una risposta chiara dall’Ue e dagli altri Stati membri, riguardo alla loro disponbilità non solo a fornire mezzi e risorse (come nel caso delle missioni Frontex) per fronteggiare i movimenti migratori, ma anche ad accogliere sul loro territorio almeno una parte degi immigrati, richiedenti asilo e rifugiati che dovessero arrivare con la temuta ‘grande ondata’. Roma, insomma, chiede agli altri paesi Ue una ‘ripartizione degli oneri’ (‘Burden sharing’) che potrebbe trovarsi a dover sopportare per il solo fatto di trovarsi in prima linea, di fronte al possibile esodo dal Nordafrica.
Su questo punto, le risposte “europee” che oggi ha promesso la Commissione europea, per bocca prima dei suoi portavoce e poi del suo presidente, José Manuel Baroso, sono sostanzialmente tre. La prima è l’eventuale estensione verso la Libia dell’attuale missione Frontex, concepita per la Tunisia, che non dovrebbe presentare particolari problemi. La seconda è la possibile attivazione, per la prima volta da quando è stata adottata 10 anni fa, della direttiva 2001/55 per “la protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati” e per “la promozione dell’equilibrio degli sforzi tra gli Stati membri che li ricevono” e subiscono le conseguenze della loro accoglienza”. La terza è la possibilità di adottare misure temporanee speciali.
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