Il cuore di Sacconago e la nostra fuga dalla realtà

BUSTO ARSIZIO Lasciare l’auto nel box, che tanto non “soffre”, e attraversare via 11 Febbraio, scendere verso la Chiesa vecchia e risalire ancora. Per fare un acquisto, per mangiarsi una pizza, per compiere una semplice passeggiata. E’ un piccolo gesto, che aiuta a vivere meglio a Sacconago. Ma attenzione, non è una ricetta per un problema tutto sinaghino: è un comportamento che gioverebbe a ogni angolo di Busto, dal centro alle periferie. Ci si rinchiude in casa o ci si sposta altrove in macchina,

e si lascia la città in balìa di un triste vuoto oppure di presenze non proprio raccomandabile. Così diventa un nostro abdicare, e spalanca le porte a fenomeni poi difficilmente controllabili, anche perché le etichette vengono appiccicate che è un piacere.
Sotto a chi tocca. Parecchi anni fa c’era l’allarme droga a Borsano e un ispettore lo affrontò anche così: andando nel quartiere e gridando, “rioccupate le vostre piazze, le vostre strade”. Un consiglio che resta più che valido mai. Villa Calcaterra, all’ingresso della parte storica sinaghina, era un rifugio per abusivi: la si è trasformata nella scuola del cinema e adesso è un fermento di giovani che è un piacere. Fa bene al quartiere, al commercio e anche agli occhi.
Rifacciamolo, quel percorso, nel cuore di Sacconago: cuore significa vita, e c’è. Non c’entra niente con l’immagine di degrado che viene precipitosamente rifilata a tutto il centro storico. Camminiamo lungo via 11 Febbraio con il suo timido fermento, anche di nuove costruzioni. Arriviamo alla piazza della Chiesa vecchia, dove alcuni tenaci commercianti si stanno prendendo cura delle loro vetrine e in questo modo di tutto il rione, di tutta la città. Qui bisogna respirarla, la storia, per spingerci poi avanti verso il futuro che Sacconago può ottenere. Lo deve ottenere. Perché non è un rione astratto, è una comunità che sa sempre mobilitarsi per prima, e lo merita.
Marilena Lualdi

m.lualdi

© riproduzione riservata