Bruxelles, 7 gen. (TMNews) – Sono ancora almeno quattro i punti da chiarire nel giallo dei mangimi animali contaminati da diossina in Germania, che ha portato al blocco della produzione in 4.709 allevamenti avicoli e suini tedeschi, per lo più nella Bassa Sassonia, e all’attivazione dello stato d’allerta Ue per le esportazioni di uova e prodotti derivati, potenzialmente contaminati, in Olanda e in Gran Bretagna. E’ quanto emerge dalle informazioni raccolte dalla Commissione europea e messe a disposizione della stampa oggi a Bruxelles. Nelle uova contaminate la presenza di diossina è da 12 a 16 picogrammi per grammo di grasso, da tre a quattro volte superiore al limite Ue di 3 picogrammi per grammo di grasso.
Non si sa ancora, innanzitutto, come sia stata possibile la contaminazione dei mangimi animali con grassi destinati all’industria della carta, visto che le due filiere, quella che produce grassi alimentari e quella che fabbrica grassi industriali, dovrebbero essere separate. L’inchiesta giudiziaria in corso in Germania sembra indirizzarsi verso un
possibile atto criminale, più che una negligenza o un errore umano. Il secondo punto da chiarire riguarda l’apparente ritardo con cui le autorità tedesche hanno lanciato l’allarme, a fine dicembre, quando, si è appreso nelle ultime ore, già a metà marzo analisi effettuate nella stessa azienda che ha commercializzato i mangimi contaminati (Harles und Jentzsch) avevano scoperto la presenza di diossina due volte al di sopra dei limiti ammessi.
Restano poi da rintracciare i prodotti derivati dalle uova potenzialmente contaminate che sono state esportate prima in Olanda e sono finite poi nella filiera dell’industria alimentare britannica, anche se L’Agenzia di sicurezza alimentare del Regno Unito ha escluso che possano esserci rischi per i consumatori. E si attendono, infine, le analisi dell’unico lotto di uova rimasto, sottoforma di liquido congelato, dei primi tre lotti esportati in Olanda, due dei quali sono stati già consumati.
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