Cimeli fascisti sulle bancarelle Infuria la polemica a Tradate

TRADATE  Succede al centro commerciale della Fornace, dove settimanalmente viene organizzato un mercatino degli hobbisti: tre bancarelle poste nell’atrio di ingresso del centro, proprio accanto alle scale mobili che portano alla galleria commerciale, alla sala giochi e al cinema. Qui di tanto in tanto arriva anche un ambulante di Verbania che espone in bella mostra tutta la propria mercanzia: «A Tradate si vende un sacco e ci vengo volentieri – dice lui – io faccio mercatini un po’ ovunque, ma non faccio male a nessuno. Se a qualcuno non piace Mussolini, può girare la testa da un’altra parte o tirare dritto. Certo, non nego che possa dare fastidio o qualcuno si possa sentire offeso, ma per me è un business. Io con questa roba ci campo. Facendo mercatini incontro tanta gente, un po’ di fuori di testa e passo il fine settimana in allegria».

La bancarella è un caleidoscopio di memorabilia di Benito Mussolini, ma anche di croci celtiche: «Acquisto queste cose a Predappio, sono uno dei più forniti, ho anche il vino del camerata, uno degli articoli più richiesti assieme alle magliette. Gli articoli militari me li faccio arrivare dalla Germania. Si tratta di prodotti che funzionano, alla gente piacciono». Gli acquirenti sono soprattutto giovani, gente che nella migliore delle ipotesi non ha nemmeno idea di cosa sia il fascismo e di cosa abbia rappresentato per il nostro paese: «Certo, ci sono tante teste matte, ma non è certo per colpa mia», si difende il venditore. Una maglietta del resto non ha mai fatto male a nessuno, è vero, ma lo spray al peperoncino e le mazze da baseball sì. Anche in questo caso il venditore “se ne frega” e allarga le braccia.

Allibiti i consiglieri di opposizione del Comune di Tradate: «Anche ammesso che non ci sia nulla di illegale – dice Luca Carignola dell’Ulivo per Tradate – credo che il Comune debba fare qualcosa. Una bancarella di questo tipo offende la memoria di tanti tradatesi e non è opportuno che si avalli una scelta di questo tipo». Dello stesso avviso Giuseppe Scrivo: «Credo che il reato di apologia di fascismo esista ancora. Sono cose che fanno male a molti.

Spero che il Comune voglia intervenire con la stessa solerzia con cui in passato ha fatto analizzare i capi venduti dai cinesi». La legge Scelba sancisce il reato commesso da chi «pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche». «Vogliono denunciarmi? Lo facciano pure – chiosa l’uomo -, ci ha già provato una signora di Angera lo scorso 25 Aprile. Mi ha denunciato perché diceva che la mia mercanzia era anticostituzionale. Sono ancora qui, ho tutti i permessi e questa roba non è illegale».

Alessandro Madron

e.marletta

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