VARESE (f.man.) Ora che i varesini hanno confermato definitivamente la scelta anche dal punto di vista formale, passa tutto in mano alla Regione: l’ultima parola spetta alla Giunta di Formigoni che dovrà decidere se accoglierla o se andare contro la decisione del territorio, cosa che in Provincia si ritiene alquanto improbabile. In altre parole, l’ormai celebre cava Nidoli, detta anche Italinerti, ex Coppa, dei Tre Scali, della Bevera, o comunque la si voglia chiamare, da oggi è ad un passo dallo stralcio che la elimina del tutto dal piano cave regionale e che pertanto non permetterà più il prelievo nemmeno di un metro cubo di terra.
«Se tutto andrà come sembra – spiega il consigliere provinciale Stefano Gualandris (Lega Nord) – da lì non sarà più tolto assolutamente niente. Rimarrà una proprietà privata e i proprietari potranno continuare a fare quello che il piano regolatore del Comune consente loro». Anche se con tutto il parlare del piano di teorico recupero che si è fatto nell’ultimo anno, e si parla di un «recupero» da quasi due milioni di metri cubi di materiale, non a tutti è
ancora chiaro cosa è e non è consentito fare alla proprietà. «Già quando Italinerti l’aveva acquisita a metà degli anni Ottanta non si poteva assolutamente scavare – chiarisce il consigliere – perché quella era già allora una cava chiusa e qualunque escavazione fatta era abusiva». In loco infatti ci sono già i macchinari che in teoria dovrebbero servire proprio a questo scopo.
La Provincia adesso trasmetterà la proposta di stralcio alla Giunta regionale, preso atto anche del parere negativo espresso dal comitato cave, organo regionale, sulle osservazioni presentate dall’escavatore proprietario (Italinerti). «Si è verificato che la cava si sta mettendo in sicurezza da sola perché la natura sta facendo il suo corso», spiega Gualandris, «quindi non necessita di alcun piano di recupero che a questo punto non avrebbe senso».
Il Comitato civico e le associazioni che si sono battute contro la riattivazione della cava hanno espresso la propria soddisfazione: «Doverosi ringraziamenti – dice il portavoce del Comitato, Mauro Sabbadini – al Comune di Cantello, al Consiglio Provinciale, all’Assessore Marsico che si è speso per l’ottenimento di tale risultato, alla Consigliera Achini, rappresentante del collegio in provincia, a tutti e tutti gli altri consiglieri e ai gruppi di maggioranza e opposizione che hanno lavorato in modo concorde per arrivare a questa soluzione che tutela il paesaggio, la falda acquifera e le legittime esigenze dei cittadini di Cantello, di Varese e degli altri comuni coinvolti».
e.marletta
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