VARESE «Niente da fare, i cicloleghisti non si schiodano da lì». E preso atto dell’occupazione stanziale della rotonda di Buguggiate, l’unica speranza di procedere allo sgombero è sembrata la raccolta firme. Non ci ha pensato due volte a lanciarla il contestatore Paolo Pedrazzini, varesino, 54 anni, pubblicitario che all’epoca dei mondiali di ciclismo aveva seguito i preparativi cittadini passo a passo sollevandone tutte le pecche sul suo blog (e l’indirizzo la dice tutta: ostaggidivarese2008.blogspot.com). Viste le potenzialità
pressoché infinite del web, lo ha fatto tramite facebook su un gruppo fondato di recente («Perché tutti sappiano dei cicloleghisti»), annunciando l’imminente iniziativa non più meramente contestatrice: ora vuole raccogliere insieme tutti gli oppositori della permanenza padana sulla rotatoria. «Penso che sia arrivato il momento – scrive il promotore – di organizzare una raccolta di firme per chiedere la rimozione in altro luogo, possibilmente non pubblico». Per quanto riguarda i motivi, a leggere il gruppo sul social network hanno molto a che vedere con un accentuato “antileghismo”. «C’è soltanto l’imbarazzo della scelta. Con l’installazione delle sagome di nove rappresentati politici di un unico partito, la Lega, si è messa in atto con la stessa prepotenza ai danni del bene collettivo. Un’aiuola non è una scuola, ma la logica alla base dell’operazione è la medesima». I pro-trasferimento propongono dunque un trasloco «nell’unico luogo dove dovrebbero stare: il giardino del senatore Giuseppe Leoni».
Eppure, leghisti a parte, i rappresentati politici del territorio non avevano fatto sentire poi tutto questo mal di pancia di fronte alle sagome autocelebrative di stampo politico. Tanto che qualcuno dei massimi rappresentati varesini a Roma, sia tra gli alleati del Pdl che tra gli esponenti del Pd, non si era tirato indietro davanti all’ipotesi di rimpinguare la criticata rotonda con la propria partecipazione figurativa. Tra i nomi fatti in seguito alla battuta dell’autore che aveva aperto quella prospettiva, c’erano Marantelli, Rossi e Tomassini. Oggi però non sembra più una soluzione papabile: se la loro disponibilità poteva essere sollecitata dal clamore del momento, a ridosso dei mondiali, adesso sembrerebbe più stonata delle sagome monocolore. «Non avrebbe più senso», commenta Tomassini: «All’epoca mi ero detto disponibile ma adesso, se si lasciano sulla rotonda, deve restare tutto così com’è». Per quanto lo riguarda comunque stanno bene lì: «È ora che il consiglio comunale prenda una decisione definitiva, o lì o via. Io sarei per tenerli. Rappresentano un meccanismo di comunicazione inedito. E’ vera e propria arte popolare».
Francesca Manfredi
s.bartolini
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