Taranto, 11 ott. (Apcom) – Si sposta alla Procura di Taranto l’attenzione generale per aggiungere tasselli all’indagine, che dovrà scoprire se l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Sarah Scazzi siano avvenuti nel modo in ha raccontato il reo confesso, lo zio Michele Misseri.
Nel corso della giornata dovrebbe essere ascoltato il fratello della ragazza, Claudio Scazzi. E successivamente saranno convocati tutti i familiari e le persone vicine a Sarah. I magistrati inquirenti Pietro Argentino e Mariano Buccoliero, con il loro capo Franco Sebastio, cercano nuove verità su quanto accaduto quel tragico pomeriggio del 26 agosto. Ma, soprattutto, la Procura di Taranto cerca di capire se a Michele Misseri sono bastati solo 12 minuti per strangolare la nipote e portare via il corpo dal garage, mentre moglie e figlie erano in casa, a pochi metri di distanza. Il dubbio è che qualcuno abbia coperto l’omicida almeno fino alle 16. A quell’ora, Misseri disse di aver telefonato a un cognato, secondo cui invece la telefonata avvenne alle 15.
Misseri aveva inizialmente detto agli investigatori che non si era mai mosso da casa. Ricostruzione smentita dagli inquirenti: il cellulare di Misseri, tra le 15 e le 15,30 del 26 agosto, agganciò le celle telefoniche di Nardò, in provincia di Lecce, a pochi chilometri dal luogo dove è stata ritrovata Sarah, e non quelle di Avetrana, dove l’uomo disse di trovarsi mentre parlava al telefono col cognato. Tanti, troppi dubbi che la Procura della Repubblica di Taranto vuole riuscire a dissipare. E a cinque giorni dal ritrovamento del corpo di Sarah, numerosi sono i punti oscuri ancora tutti da chiarire.
fmc
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