San’a, 21 mar. (TMNews) – Carri armati a San’a, continue e cruciali defezioni dopo il massacro a Piazza dell’Università, dove gli spari sulla folla venerdì sono costati la vita a 52 dimostranti, e ancora scontri tra esercito e ribelli nel nord a prevalenza sciita. Monta la protesta in Yemen, mentre il regime di Ali Abdallah Saleh, 68 anni e al potere da 32, rischia di crollare due mesi dopo l’inizio del movimento di protesta che ha attraversato il paese arabo.
Decine di ufficiali dell’esercito yemenita si sono uniti alla protesta contro Saleh, secondo quanto riferito dai partecipanti al sit-in dell’Università di San’a. Ma la defezione più grossa porta il nome di Ali Mohsen al Ahmar, comandante della prima divisione blindata dell’esercito yemenita, il quale ha annunciato oggi alla stampa a nome dei suoi ufficiali la volontà di unirsi ai dimostranti pacifici: “Annunciamo che sosteniamo e proteggiamo i giovani che protestano a Piazza dell’Università a San’a”, ha dichiarato al Ahmar, scosso dalla carneficina di venerdì scorso, che ha costretto ieri il presidente a licenziare il governo. In un’intervista televisiva diffusa dall’emittente al Jazeera, il generale al Ahmar, che proviene dal clan tribale più influente del paese, ha accusato il presidente Saleh di “reprimere i manifestanti pacifici” e di “spingere il paese verso la guerra civile”.
Dopo l’annuncio della defezione di al Ahmar, il governo ha dispiegato carri armati in modo massiccio, soprattutto attorno al palazzo presidenziale, al ministero della Difesa e alla Banca centrale. Nel frattempo una sessantina di ufficiali della provincia di Hadhramaut, nel sud-est del Paese, hanno dato il loro sostegno alla protesta.
Infine non si placano gli scontri tra l’esercito e i
ribelli zaiditi sciiti nel nord del paese, dove ieri sono stati registrati 20 morti, secondo fonti militari. I combattimenti sono avvenuti nella regione di al-Jawf, vicino
alla frontiera con l’Arabia saudita.
Cuc
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