E ad Olgiate Olona la moda veste i disabili

OLGIATE OLONA Coniugare il fashion con la disabilità e ancora, la moda con il comfort, si può. Tre sorelle di Olgiate Olona hanno lanciato una linea di abbigliamento per accontentare le esigenze dei disabili, a costi contenuti e senza rinunciare alla bellezza e all’originalità del prodotto. Il nuovo marchio «Free Shore» è nato all’interno dell’azienda di abbigliamento Mec Service, presente in paese da più di vent’anni. L’idea parte da una delle tre sorelle, titolari dell’impresa, che ha vissuto sulla sua pelle cosa vuol dire essere disabili: «Nel

2008 dopo una banale caduta e un’operazione sbagliata sono stata costretta a convivere per molto tempo con un fissatore esterno al braccio destro – racconta Enrica Colombo – Ho dovuto affrontare una serie di difficoltà che fino a quel momento non si erano mai affacciate nel quotidiano, come l’indossare una maglia, l’andare a letto con un pigiama o cercare di allacciare un bottone con una mano sola. Ho girato molti ospedali e confrontandomi con i pazienti ho capito che condividevo con molti di loro gli stessi problemi, a volte più gravi».
Nel campo della moda fino ad ora non esistevano infatti capi studiati e proposti come “ausili” per migliorare le necessità dei disabili. Da qui la decisione di studiare e brevettare dei capi conformi a tali esigenze: «La nostra linea – spiega la titolare – utilizzando diversi tipi di allacciature oppure allungando, accorciando o allargando parti del capo, è pensata per disabilità permanenti, semi permanenti e temporanee. Ogni abito può essere utilizzato anche dopo la guarigione, riadattandolo». Sul sito internet www.freeshore.it si possono acquistare jeans con allacciature sul fianco o davanti per apparecchi gessati, tutori o fissatori esterni, del tutto identici a quelli delle migliori marche di moda. E ancora, pantaloni in cotone con comode zip nascoste per chi ha problemi di protesi all’anca, camicie da donna con una manica più larga dell’altra per persone con linfedema e camicie con la parte dietro più lunga del davanti per essere confortevoli anche per chi passa la maggior parte del tempo seduto su una carrozzina.
C’è purtroppo però ancora una barriera, non architettonica ma ideale, che sbarra la strada alla “missione” portata avanti dalle tre sorelle: è attualmente molto difficile trovare negozi e grandi marche disposti a commercializzare tali prodotti. «Ci sono ancora troppe barriere culturali – spiega Enrica Colombo – stiamo quindi pensando di aprire dei punti vendita; i nostri clienti devono avere la possibilità di rifornirsi in un negozio come tutti gli altri».
Valeria Arini

f.artina

© riproduzione riservata