L’Aquila, 29 apr. (Apcom) – Il passo è deciso; lo sguardo fisso;
il volto a tratti contrito. Il Papa tra le macerie è un’immagine insolita. Benedetto XVI che entra a passo sicuro dentro la Basilica di Collemaggio, sorprendendo tutti, considerando che non era previsto un suo ingresso oltre la Porta Santa. È un Papa che vuole farsi vicino alla popolazione abruzzese piegata dal terribile sisma del 6 aprile. È un Papa che dà forza e speranza a chi ha perso famiglia, casa, lavoro. A chi non ha più niente.
Non si è fa certamente scoraggiare dal maltempo; Ratzinger è
disposto anche a cambiare programma, a lasciare a terra
l’elicottero e a salire sulla macchina che dal Vaticano lo ha portato ieri prima a Onna, e poi all’Aquila. Mettendo anche a dura prova la macchina organizzativa, la Protezione Civile, le forze dell’ordine che devono cambiare i piani, in corsa. La Basilica di Collemaggio, la casa dello studente, la sede della Guardia di Finanza a Coppito: il Papa ha voluto lasciare un segno nei luoghi più significativi dell’area colpita dal sisma. I luoghi della fede, il luogo che ha sepolto decine e decine di giovani studenti, il luogo da dove sta partendo la fase della
ricostruzione.
Visitando la tendopoli di Onna – prima tappa della trasferta lampo – il Papa chiede che “in nome dei tanti morti” ora queste terre risorgano. Occorre “impegnarsi nuovamente a vivere. Questi fratelli attendono di veder rinascere questa loro terra, che deve tornare ad ornarsi di case e di chiese, belle e solide”. “Vorrei abbracciarvi con affetto uno ad uno”, dice. “La Chiesa tutta è qui con me, accanto alle vostre sofferenze, partecipe del vostro dolore per la perdita di familiari ed amici, desiderosa di aiutarvi nel ricostruire case”.
E poi davanti alle autorità locali, al presidente della Regione, al sindaco dell’Aquila e anche al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta (presente a nome del governo), Ratzinger si dice convinto che gli abruzzesi ricomincino a vivere e che l’Aquila tornerà a volare. “Andate avanti uniti e ben coordinati, così che si possano attuare quanto prima soluzioni efficaci per chi oggi vive nelle tendopoli. Lo auguro di cuore, e prego per questo”. Poi un monito: la comunità civile deve fare un serio esame di coscienza affinché il livello delle responsabilità, in ogni momento, mai venga meno. A questa condizione, L’Aquila, anche se ferita, potrà tornare a volare”.
Davanti alle reliquie di Celestino V, il Papa del gran rifiuto, Benedetto XVI ha deposto il pallio pontificio, quello utilizzato per la sua messa di intronizzazione, nel 2005. Poi, davanti alla casa dello studente, Benedetto XVI ha incontrato 12 studenti, tra cui alcuni futuri ingegneri a cui ha chiesto di continuare a studiare con serietà per la costruzione di case solide.
A Coppito, infine, l’ultimo abbraccio a tutti coloro che si sono adoperati per aiutare gli sfollati: Protezione Civile, volontari, uomini dei vigili del fuoco. Dalla piazza della scuola della Guardia di Finanza, Ratzinger ha recitato il Regina Coeli. Dopo aver salutato le autorità locali, e indossato l’elmetto dei vigili del fuoco, il Papa ha fatto rientro in Vaticano. Una visita storica, ma storica, perchè sicuramente rimarrà nei cuori dei terremotati.
Ssa
© riproduzione riservata