Cairate La seduta pareva scorrere sui binari della tranquillità. Poi, quasi alla fine, il colpo di scena. I consiglieri comunali di maggioranza Francesco Placenti e Mario Morosi e il vicesindaco Annalisa Wagner, in successione, prendono la parola e annunciano all’unisono: ci dimettiamo dalle nostre cariche. I primi due, ufficialmente, per motivi familiari, anche se il secondo ha fornito una disamina più articolata che ha lasciato intuire l’esistenza di ben altre ragioni. Wagner, invece, ha motivato la decisione con il fatto che, a suo avviso, «sono venuti a mancare i presupposti per un mio impegno sereno e costruttivo».
La frattura tra il sindaco Clara Fanton e una parte della sua maggioranza ha quindi avuto la sua deflagrazione. Fulmine a ciel sereno? Solo in apparenza. A chi nel cassetto della sua memoria storica abbia qualche vicenda di politica cairatese passata, quel fulmine è parso invece ampiamente prevedibile. Pochi mesi fa, infatti, lo stesso Placenti aveva attaccato duramente la condotta amministrativa del sindaco attraverso le righe di un fitto comunicato. Senza contare, per risalire ancora più
indietro nel tempo, i contrasti interni alla maggioranza riguardanti l’adozione dell’addizionale Irpef. Incredulo il primo cittadino: «Davvero non me l’aspettavo – ha detto – abbiamo fatto giunta due giorni fa e non c’era stata la minima avvisaglia di questo, è chiaro che adesso parleremo perché dovranno chiarire i motivi di questa loro scelta così improvvisa». «Non riesco più a essere all’altezza di seguire il consiglio comunale – ha detto Morosi motivando la sua decisione – a seguire tutte quelle e-mail che il Comune mi manda, dovrò aggiornarmi, io sono abituato a discutere nelle sedi opportune e a guardare in faccia la gente, quindi, per questo, rassegno le mie dimissioni».
Wagner ha invece consegnato una lettera aperta a ogni consigliere comunale: «Ho sempre lavorato – si legge – perché nel deserto del potere potesse fiorire la creatività della persona, il mio impegno possibile è sempre stato e sarà per la ricerca della libertà, per un concreto sostegno a educazione, famiglia, lavoro, impresa, carità, accoglienza e giustizia, ogni giorno ho camminato per le strade del nostro quartiere con questo bagaglio appeso o, per meglio dire, dentro, era un bagaglio leggero perché condiviso con tanti amici ed elettori che in me avevano riposto la loro fiducia; in questi anni di amministrazione ho operato concretamente per dare forma alla Cairate che mi stava a cuore, non sempre senza grande fatica e a volte con momenti di sconforto». Poi la comunicazione della decisione di dimettersi «senza nessun rammarico – prosegue – perché confido nel fatto che il testimone lasciato potrà essere raccolto da una persona che, come afferma Benedetto XVI, “è in grado di conoscere la verità giacchè è iscritta nel proprio cuore e la coscienza ne dà testimonianza”». Il colpo di scena non ha sorpreso più di tanto il consigliere di opposizione Bruno Frigeri: «I loro dissensi interni erano noti – ha concluso – evidentemente non si sono ricomposti».
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f.artina
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