Frosinone, 24 ago. (TMNews) – Arrivano dal Ghana, dal Ciad, dalla Nigeria. Per anni hanno lavorato in Libia, poi in seguito alla guerra sono stati costretti a fuggire e a salire su una delle tante carrette del mare alla volta dell’Italia. Molti di loro sono ospitati nelle strutture della Caritas di Frosinone, Veroli, Ferentino, e attendono di poter tornare a casa. Raccontano storie di discriminazioni, di famiglie spezzate, di soprusi subiti in quella Libia che per 42 anni ha conosciuto la repressione del Rais. “Solo perchè siamo neri”, raccontano.
Gli occhi di Elias Musa, 25 anni, ghanese, da due anni a Misurata, mostrano tutta la sofferenza vissuta. “Ho lavorato per due anni a Misurata nell’ambito dell’edilizia. Poi ho finito il mio contratto – racconta – ma non mi hanno pagato. Tante persone stanno morendo, tante stanno fuggendo dal loro Paese. Ci sono bombe, si spara in ogni angolo della strada. Ho perso mio padre. Se non hai documenti, vieni arrestato e senza spiegazioni la polizia ti mette dentro”.
Rabiu arriva invece dalla Nigeria e ha trascorso gli ultimi 7 anni a Misurata. Dice di essere stato trattato come uno schiavo. “Il governo libico mi ha trattato in un modo in cui un essere umano non dovrebbe mai essere trattato. Sono stato trattenuto in alcune prigioni per mesi e mesi in mezzo al deserto, solo perchè ero senza documenti. Se pagavamo ci rilasciavano, altrimenti dovevamo stare là, sotto le loro discriminazioni”.
Felix ha lavorato come saldatore per 5 anni a Misurata. Anche lui è duro con Gheddafi. “Gheddafi e la sua famiglia ritengono che la Libia sia una loro proprietà. Trattano gli africani come se non fossero esseri umani. Se vieni preso a bere un bicchiere di whisky puoi essere imprigionato anche per tre anni, non puoi essere libero di girare abbracciato alla tua fidanzata. La polizia usa costantemente la forza, ci urlano contro. Se sei un nero la Libia non è un posto per te”.
La Caritas di Frosinone è impegnata in prima linea nell’accoglienza dei profughi provenienti dalla Libia. La struttura è l’unica, tra le Caritas, che accoglie nella Regione Lazio immigrati in fuga dall’emergenza subsahariana. Dal 17 maggio sta ospitando 27 profughi, tutti uomini e tutti provenienti dalla Libia, dislocati in tre centri di accoglienza: Castelmassimo di Veroli, Ceccano e Strangola Galli. Oltre al vitto e all’alloggio, la Caritas fornisce anche l’assistenza sanitaria e i corsi di italiano, portando avanti un percorso, oltre che di accoglienza, anche di integrazione.
Ssa
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