Belgrado, 1 giu. (TMNews) – Dopo l’estradizione dalla Serbia e l’ingresso nel centro di detenzione preventivo di Sheveningen, presso l’Aia, Ratko Mladic deve, da regolamento, “comparire tempestivamente” davanti ai giudici del Tribunale penale per i crimini nella ex Jugoslavia (Tpi). E secondo fonti del Tribunale la prima udienza è stata fissata per venerdì. Mladic è arrivato ieri sera all’Aia, trasferito dal governo serbo subito dopo il nulla osta all’estradizione: un passo delicato, che arriva tra le proteste dei nazionalisti, ma che è già valso a Belgrado la revisione del rapporto del procuratore capo del Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia.
Brammertz aveva infatti preparato il suo “rapporto più severo” da presentare al Consiglio di sicurezza Onu, il 6 giugno prossimo, sullo stato della cooperazione della Serbia con il Tribunale penale internazionale dell’Aia (Tpi). Ma dopo l’arresto di Ratko Mladic, cambierà “in positivo” il suo giudizio su Belgrado, come ha lui stesso dichiarato in un’intervista alla Tv di stato serba, Rts. “Sottolineerò numerose mancanze, ma esprimerò anche soddisfazione per l’arresto di Mladic nella mia presentazione orale, aggiungendo che molti politici in Serbia hanno lavorato duramente per consegnare Mladic al Tpi”, ha detto.
Intanto a Mladic all’Aia sono già stati consegnati gli atti di accusa e spiegate le regole di detenzione, oltre ad essere stato sottoposto ad un check up medico. Nello specifico, dopo la recente modifica dell’imputazione originaria a carico dell’ex leader militare dei serbi di Bosnia, quella attuale prevede 11 capi di accusa, inclusi quelli di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità: deve rispondere del massacro di 8.000 civili musulmani a Srebrenica, in Bosnia e dell’assedio di Sarajevo, durante la guerra civile bosniaca del 1992-95.
Una volta comparso per la prima volta davanti alla camera giudicante – composta dall’olandese Alphons Orie, il tedesco Christoph Fluegge e il sudafricano Bakone Moloto – a Mladic sarà chiesto di confermare la propria identità e di rispondere per ogni capo di accusa a suo carico: non è previsto un contraddittorio, ma solo la dichiarazione di colpevolezza o meno da parte dell’imputato. Nell’ipotesi, pressoché scontata, che l’ex militare – arrestato giovedì scorso nel Nord Est della Serbia, dopo 16 anni di latitanza – respinga le accuse, l’imputato ha fino a trenta a giorni di tempo per chiedere che gli venga nuovamente sottoposto il quesito di colpevolezza o meno.
Iso/Orm
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