CARONNO PERTUSELLA Sulla strada davanti all’azienda hanno posizionato un segnale stradale di cartone per segnalare il «presidio in corso» e, all’ingresso, un manifesto con la scritta «wanted» e la fotografia del vecchio amministratore delegato della Ims di Caronno Pertusella, per alcuni responsabile della crisi della storica azienda.
Ieri è stato raggiunto un accordo che consentirà a operai e impiegati, che da mercoledì sera dormono davanti ai cancelli, di ricevere entro domani gli stipendi di settembre arretrati.
Ma il clima che si respira fra i lavoratori è quello di preoccupazione. Perché l’azienda, dove per 50 anni sono stati stampati su cassetta e cd i maggiori successi discografici distribuiti in Italia, sembra ormai avviata alla chiusura.
Molti ricordano gli anni d’oro, quando uscivano dagli stabilimenti di via Bergamo fino a 70milioni di cd all’anno, e artisti come Vasco Rossi, Franco Battiato o Pino Daniele venivano a visitare le linee produttive.
Poi la cessione del ramo d’azienda da parte della Emi, che da Caronno Pertusella ha trasferito i suoi uffici amministrativi a Milano. E una crisi provocata da investimenti sbagliati, concorrenza estera e un calo di vendite dell’industria discografica a causa delle nuove tecnologie digitali e della pirateria informatica, che ha fatto scendere la produzione a 4mila copie l’anno fino a quando le macchine non si sono fermate e 132 lavoratori sono rimasti senza stipendio.
«Il pagamento degli arretrati è solo un primo risultato, ma dal presidio non ci muoviamo fino a quando non avremo garanzie dal punto di vista occupazionale», spiega Loris Reina, di Saronno, che 22 anni fa ha iniziato a lavorare nell’azienda fino a ricoprire il ruolo di caporeparto.
«La Ims era un’azienda leader del settore in Europa ed è sempre stata all’avanguardia a livello tecnologico – racconta – negli ultimi anni le case discografiche hanno preferito spostare la produzione all’estero, in paesi come la Polonia, dove la manodopera costa meno. Siamo preoccupati – continua – perché molti di noi hanno una famiglia da mantenere e un mutuo da pagare».
Un centinaio di lavoratori sono già in cassa integrazione, e gli ammortizzatori sociali presto verranno estesi agli altri 32 operai, che si occupano di logistica.
A turno dormono davanti ai cancelli, con coperte per difendersi dal freddo e un fuoco sempre acceso, dove hanno montato una griglia per preparare da mangiare.
Dentro i magazzini della fabbrica restano stoccate 45mila copie del nuovo album dei Coldplay, l’ultimo uscito dalle linee della Ims prima che si fermasse la produzione, pronte per essere distribuite nei negozi della Lombardia.
Rimarranno bloccate fino a quando i lavoratori non vedranno accreditati gli stipendi sui propri conti correnti.
«E’ l’ultima cosa di valore che rimane, in un’azienda che ha fatto la storia dell’industria di settore», racconta Giuseppe Bonanno, di Caronno Pertusella, che alla Ims ha lavorato per 11 anni.
«Quando ho iniziato si lavorava a ciclo continuo, per 24 ore al giorno e, spesso, facevamo turni la domenica. Tutti noi ci siamo specializzati in questo tipo di produzione – conclude – e in un momento in cui tutte le industrie del settore sono in crisi non vedo spiragli positivi per il futuro»
Andrea Gianni
f.tonghini
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