Scure sui comuni di confine La Svizzera taglia i ristorni?

LAVENO PONTE TRESA «Tenere alta la guardia e non cedere»: sono queste le parole d’ordine dell’associazione dei comuni di frontiera con la Svizzera, guidata dal sindaco di Lavena Ponte Tresa, Pietro Roncoroni, dopo la notizia che la Confederazione intende ufficialmente chiedere all’Italia la riduzione della quota dei ristorni.

Il consiglio federale, infatti, vuole rinegoziare l’accordo di imposizione risalente al 1974, che prevede un ristorno del 38,8% delle imposte alla fonte pagate dai frontalieri. Con un taglio, per ora solo ventilato, pari a dieci punti percentuali che farebbe scendere la quota destinata alle amministrazioni di confine al solo 28,8%. E il rischio è concreto. Anche perché l’esecutivo ticinese, da parte sua, preme per ottenere ancora di più: ovvero un tasso del 12,5%, pari a quello applicato con l’Austria.
È lo scenario da brivido, per i comuni varesotti di confine, emerso nelle scorse ore dopo il faccia a faccia tra la presidente della Svizzera Micheline Calmy-Rey e il Governo ticinese.

«Ci siamo già attivati per informare la commissione parlamentare che si occupa degli accordi bilaterali – ha spiegato il sindaco Pietro Roncoroni – perché è necessaria la nostra presenza in questi incontri. Chi deve trattare deve conoscere la nostra realtà e non cedere. Perché il modello austriaco non può essere preso in considerazione. Ci sono condizioni diverse mentre i cantoni al confine con Germania e Francia sono addirittura a livelli più vantaggiosi dei nostri. Quello è l’esempio da seguire». Perché una riduzione dei ristorni sarebbe insostenibile. «Quello che serve – ha concluso il sindaco Roncoroni – è piuttosto un’accelerazione dei tempi. Visto che i nostri fondi, attualmente, restano nelle casse di Roma quasi un anno e mezzo».

b.melazzini

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