Delitto delle mani mozzate Il movente resta un mistero

COCQUIO TREVISAGO Giuseppe Piccolomo non ammazzò per soldi. O, più precisamente: non ci sono prove che lo abbia fatto per ragioni economiche. Perciò i motivi per i quali trucidò l’anziana Carla Molinari nella sua casa di Cocquio Trevisago il 5 novembre 2009 sono ancora avvolti nel mistero. Un mistero che neppure le meticolose indagini condotte dal sostituto procuratore Luca Petrucci è riuscito a dipanare totalmente.
Stamattina sono state depositate in tribunale le motivazioni della condanna a carico di Giuseppe Piccolomo,

l’ex imbianchino ed ex ristoratore di 60 anni protagonista del cosiddetto “omicidio delle mani mozzate”. Riconosciuto colpevole di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà (nonché di vilipendio di cadavere), dovrà scontare la pena dell’ergastolo.
Ma le 89 pagine stilate dal giudice Anna Giorgetti (che durante il processo affiancava il presidente della corte d’Assise Ottavio D’Agostino) rimarcano come non vi sia traccia di un movente suffragato da prove concrete.
Che Piccolomo, in quel periodo, fosse sul lastrico è un fatto acclarato. Per tirare la fine del mese era costretto a chiedere in prestito agli amici anche somme irrisorie: anche 50 euro alla volta. Un affare immobiliare che riguardava un terreno di sua proprietà a Ispra era naufragato proprio in quel tragico di novembre. Nel marzo un assegno emesso da Piccolomo per 13.600 euro non era stato pagato per difetto di provvista. E già due volte aveva mancato il pagamento delle rate (da 1108,52 euro) di un mutuo acceso nel marzo 2008.
Secondo l’ipotesi del pm, la disperazione aveva portato Piccolomo a individuare nella Molinari una preda facile: una donna di 82 anni che viveva da sola e in maniera molto riservata; una signora che aveva lavorato una vita intera senza aver mai ecceduto in spese, e che quindi poteva avere in casa un bel gruzzolo. Quanto basta per dare almeno un po’ di respiro a un uomo con l’acqua alla gola.
La corte d’Assise non è però convinta che sia stato questo (o solo questo) il motivo scatenante della furia di Piccolomo che prima accoltellò la Molinari, poi quasi le staccò la testa con un pugnale da guerra, e che infine le amputò le mani con un coltello da disosso. Che dietro ci sia una storia di quattrini è una supposizione «senza dubbio più che suggestiva», ammettono i giudici; ma gli stessi giudici affermano senza mezzi termini «che la prova del movente non è soddisfacente». Il movente, infatti, è stato «tratteggiato nelle linee essenziali, ma insufficientemente provato».

e.romano

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