Bergamo, 23 mar. (TMNews) – “Troppe invenzioni giornalistiche negli ultimi giorni”: il pubblico ministero Letizia Ruggeri è categorica sulle recenti indiscrezioni riguardanti le indagini sull’omicidio di Yara Gambirasio. A partire dall’ipotesi dello strangolamento, di cui si era già scritto, che è stata rilanciata con forza dal settimanale Oggi nella giornata del 22 marzo. “Non c’è, non esiste lo strangolamento. Non so da dove escano certi dettagli, anche il fatto che ci sarebbero segni sul collo della ragazza. Non ci sono e non abbiamo ancora certezze sulle cause della morte”. Quel che il pm non esclude, sempre stando alle indiscrezioni di Oggi, sono i colpi subìti al volto e alla testa: “Ci sono tre aree di infiltrazioni di sangue anomale al volto e al capo. Se si è trattato di pugni o di un corpo contundente è difficile dirlo. Comunque non ci sono riflessi di quei colpi sulle ossa del volto e del cranio”.
Per gli inquirenti i punti fermi restano pochi, a quasi un mese, ormai, dal ritrovamento del cadavere. “E’ un mistero – aggiunge un investigatore “l’assenza di una certa quantità di sangue sui vestiti di Yara”. “Ci sono solo alcune infiltrazioni di carattere putrefattivo – spiega il pubblico ministero – sul terreno, che contengono anche sangue, probabilmente non derivato però dalle ferite con arma da taglio. E non è stata individuata nessuna scia di sangue sul terreno tale da pensare ad un trascinamento del corpo”.
Gli inquirenti tendono comunque a pensare che il rapimento e l’omicidio di Yara sono stati commessi nel giro di un’ora e mezza, non di più, in quella serata del 26 novembre. “Anche se nulla è escluso, la certezza matematica non esiste” aggiungono fonti investigative. Scienza e tecnologia per ora non aiutano. “Premetto che è un’altra invenzione quella della traccia di Dna sulla felpa”, commenta il pubblico ministero. Mentre l’investigatore che lavora al suo fianco spiega che per ora non è stata trovata “nessuna compatibilità tra le tracce di Dna su un guanto di Yara e circa 250 profili che abbiamo a disposizione, mentre altrettanti sono ancora da comparare”.
Anche le telecamere puntate sulla strada tra Brembate Sopra e Chignolo d’Isola non dicono molto. Quanto alle celle telefoniche e alle analisi sulle utenze “ci sono ben 4000 utenze che sono passate da Brembate a Chignolo d’Isola quella sera. Un rompicapo”. “Abbiamo davvero lavorato su tutto – conclude l’investigatore -. Ogni ambiente possibile è stato battuto, dai cantieri della zona agli amici e alle persone più conosciute da Yara, fino a potenziali stupratori seriali. Il delitto a sfondo sessuale resta l’ipotesi prevalente, ma ad esempio si è presa davvero in considerazione anche la pista satanica”.
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