TRADATE Inequivocabile e chiaro. Va dritto al punto il titolo dell’ultimo album e del tour dei Tiromancino: «L’essenziale». Potrebbe sembrare un po’ studiato a tavolino, o addirittura superbo. Ma dopo una pausa di sei anni dedicati al cinema come regista, e specie dopo i film «Nero bifamiliare» e «Shadow», l’anima del gruppo, Federico Zampaglione torna a parlare una lingua che non concede mediazioni.
E arriva insieme alla sua band il 2 luglio alle 21, in una cornice insolita, a Tradate, all’In & Out di via Gradisca che offre uno spazio all’aperto capace di contenere fino a 3 mila persone, e grazie all’organizzazione della onlus Vite Diverse (biglietti in vendita al prezzo unico di 20 euro, info 0331.852209 e 348.5253069 o a Varese presso l’agenzia viaggi Mavi di Biumo, 0332.234183). «Erano sei anni che non facevo un disco intero di inediti –
ha dichiarato Zampaglione in un’intervista – e un conto è fare delle raccolte con qualche pezzo inedito (il live del 2008 “Il suono dei chilometri”, contenente anche le nuove “Il rubacuori” e “Quasi 40”) un altro è realizzare un disco nuovo, con un discorso che inizia da zero e racconta la tua vita. Per non sedermi e soddisfare le esigenze di mercato, in questo lasso di tempo mi sono occupato anche di altre cose, ad esempio ho iniziato la mia attività di regista cinematografico. Ero stanco della routine e di tutta una serie di pressioni. Ho anche pensato di non fare altri dischi. Quando uno inizia a suonare lo fa sempre per passione e il mestiere la può uccidere. Ora mi sento come se stessi ripartendo e sto facendo i conti solo con me stesso. È un grande stimolo. Le fasi in cui si rimette tutto in discussione sono un bene per gli artisti. Ora vivo il momento migliore della mia vita artistica».
E sembra che, nel significato più positivo del termine, Federico Zampaglione abbia fatto un passo indietro. Ama molto giocare con le parole e in quest’ultimo album all’insegna dell’essenzialità gioca molto anche con la chitarra. Per il suo ritorno alla musica l’artista romano è ripartito proprio da questo strumento, portando a maturazione la poetica “tiromanciniana”, che in passato tanto tributo aveva pagato al piano, con un uso assai variegato delle sei corde. Un album proposto in buona parte al concerto del 2 luglio – oltre ai vecchi successi quali «Due destini», indimenticabile colonna sonora de «Le fate ignoranti» di Ferzan Ozbetek o «La descrizione di un attimo» insieme ad altre – e che sembra fissare il passaggio fra passato e presente, fra un modo di comunicare in musica noto e fortunato (e forse per questo un po’ prevedibile) e una sorta di ruota libera. Come il brano cantato con Fabri Fibra dove Zampaglione riesce ad essere fedele alla sua poetica e, allo stesso tempo, in sintonia con il rap del collega. Poi note e parole simili al noir dei suoi film. Insomma un percorso ricco di sperimentazioni. «Quello che non sai è che non cresci mai» recita anche il titolo di una canzone. E forse è così anche per il progetto musicale di Zampaglione. Coerente con se stesso, ma anche in evoluzione.
Barbara Rizzo
e.marletta
© riproduzione riservata