LUINO «Spiagge e lidi balenabili non vuol dire che lo stato di salute dei laghi sia ottimale. Perché da fare c’è ancora tanto».
Parola di Legambiente che così spiega la discrepanza di risultati tra il monitoraggio della «Goletta dei Laghi» e il via libera arrivato di recente, dall’Asl di Varese, ai tuffi in diverse spiagge del Maggiore, come quelle delle Serenelle di Luino, e le lavenesi di Cerro, Ceresolo e delle Rianne.
«Il problema –
ammette Alberto Tarroni, responsabile del circolo luinese di Lagambiente e componente del direttivo nazionale – è di due ordini. Il primo legato al fatto che, con il passare degli anni, le soglie sopra le quali l’acqua non è considerata balneabile si sono alzate. Diventando in buona sostanza più tolleranti. Il secondo riguarda il fatto che non è solo dall’assenza di pericoli per la salute, come accertato chiaramente dall’Asl nelle sue analisi, che si misura lo stato di salute di due bacini come il Maggiore e il Ceresio, peraltro comunicanti vista la presenza del fiume Tresa».
Legambiente così conferma tutte le criticità già denunciate. Perché sulla sponda lombarda del lago Maggiore risultano fortemente inquinati almeno cinque punti: la foce del torrente Acquanegra a Ispra, quella del Boesio a Laveno Mombello, la roggia di via Pertini ad Angera, del Bardello a Brebbia e la foce del torrente Monvallina a Monvalle. Questo mentre il Ceresio deve fare i conti con lo scarico del lungolago Ungheria a Lavena Ponte Tresa e la foce del Riso Bolletta a Porto Ceresio.
«I nostri risultati, frutto di indagine scrupolose, sono chiari. Ciò non vuol dire che i campionamenti Asl siano sbagliati, anzi – aggiunge Tarroni – Noi non mettiamo assolutamente in discussione la certificazione che determina la balneabilità. Ma vogliamo continuare ad evidenziare come la strada per definire veramente pulite le acque dei nostri laghi sia ancora lunga». «Ad aggravare questa situazione – spiega poi la direttrice nazionale di Legambiente, Barbara Meggetto – ci sono sia la pressione esercitata dal turismo con stagioni sempre più lunghe sia lo sfruttamento urbanistico del territorio che aggiunge un pesante carico antropico faticoso da sopportare anche per i grandi laghi».
Da qui l’esistenza di esigenza irrinunciabili. «Ovvero – confermano da Legambiente – la necessità di continuare a investire in fognature e depuratori che restano la più grande emergenza infrastrutturale lombarda. Con una carenza che, nel caso dei grandi laghi, al danno ambientale e al rischio sanitario aggiunge anche un ingiustificabile deprezzamento di un enorme patrimonio turistico».
Senza dimenticare che spesso, a inquinare i laghi, sono i torrenti che vi si immettono e i loro scarichi non depurati.
Alessio Pagani
s.bartolini
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