Napoli, 24 set. (TMNews) – Caso Tarantini-Lavitola: la vicenda è ancora da definire e molto dipenderà dalla decisione del Tribunale del Riesame di Napoli che entro lunedì dovrà pronunciarsi sulla richiesta di scarcerazione avanzata dagli indagati ma anche – ed è la questione centrale a questo punto – sulla richiesta della Procura napoletana che, in sede di discussione, ha presentato la possibilità di inquadrare la vicenda – i soldi dati dal premier a Tarantini – non più come estorsione ma come reato diverso, ovvero “induzione a non rendere dichiarazioni o rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria”.
Imputazione che, se accolta dal Riesame, farebbe cambiare i ruoli e – è una delle ipotesi possibili – anche il ruolo del premier Berlusconi che da parte lesa potrebbe diventare indagato. Il condizionale è d’obbligo, data la fluidità della vicenda.
Il cambio di rotta da parte dei pm napoletani è arrivato dopo il deposito, avvenuto giovedì, degli atti della Procura di Bari che indaga sulle escort e alla luce degli interrogatori resi da Tarantini successivamente al suo arresto.
E proprio partendo da questi interrogatori e da altri elementi investigativi, i pm Woodcock, Curcio e Piscitelli ritengono che debba essere rivista anche la questione della competenza, che a loro avviso non sarebbe Roma.
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