Lonate Pozzolo – «In maniera sprezzante si diceva che la mafia era solo una cosa da terroni. Pensarlo è stato un errore madornale. E’ dagli anni ’70 che la presenza della mafia al nord è chiarissima».
Alberto Nobili, procuratore aggiunto della procura di Milano, usa parole forti per raccontare agli alunni delle medie di Lonate quella che è la sua esperienza del fenomeno mafioso. Pubblico ministero da 30 anni, negli anni ’90 è stato protagonista della stagione delle grandi inchieste a Milano. Per sette anni, dal ’92 al ’99, è stato sotto scorta e in soli due anni, tra il ’93 e il ’95, è stato uno dei protagonisti dei blitz che portarono all’arresto di 2500 mafiosi solo a Milano e nell’hinterland. In quegli anni erano in tanti a dire che la Mafia al Nord non c’era.
La realtà, però, ora come allora, era un’altra. Nobili la racconta nel corso del terzo incontro del percorso sulla legalità organizzato per i ragazzi delle scuole medie di Lonate. «Mi sembra incredibile che ancora oggi, in Italia, sia necessario parlare di Mafia. Mi piacerebbe essere qui a raccontarvi storie del passato. Invece, purtroppo, sono cose che succedono proprio in questo momento». Nobili parla della squadra locale di calcio di San Luca, nella Locride, che, per rendere omaggio ad un boss morto da poco gioca con il lutto al braccio.
Oppure degli alunni di una scuola di Scampia che in un tema ringraziano la camorra che fa lavorare il loro papà e li protegge. «Ancora oggi, nel 2012, in tante zone del nostro paese la mafia è una risorsa. Da lavoro, sicurezza, protezione e fa proseliti. Crea modelli di vita che molti giovani sono portati ad imitare». Negli anni ’90, dopo il periodo delle stragi, la rivolta della società civile fece pensare che la vittoria dello Stato nella lotta contro la mafia fosse vicina. Poi però la mafia cambiò strategia, abbandonando i morti ammazzati e puntando su cocaina e droghe sintetiche, al posto dell’eroina che lasciava i ragazzi morire nelle strade. Interrogato sulla situazione attuale dell’infiltrazione mafiosa in Lombardia Nobili risponde chiaramente.
«La vittoria finale non è per nulla vicina. E’ un business che assicura un continuo ricambio. Siamo alla terza generazione, ora stiamo arrestando i nipoti di quelli che fermammo vent’anni fa». Tutto perduto, quindi? Per nulla. «Questi incontri sono fondamentali perché la lotta contro la mafia non riguarda solo i magistrati, ma tutta la collettività, anche voi. Dobbiamo conoscere la realtà che ci circonda». Nobili manda un chiaro invito ai ragazzi. « Non fate i baccalà, siate protagonisti della vostra vita. Se si pensa che la lotta alla mafia possa esser vinta solo con gli arresti, allora possiamo anche smettere subito. Quello che sconfiggerà la mafia sarà una rivoluzione culturale a cui dobbiamo partecipare tutti. La sconfiggerà un’esercito di insegnanti e di alunni che hanno compreso questi principi di civilità».
Tiziano Scolari
p.rossetti
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