Damasco, 19 ago. (TMNews) – Ancora sangue versato in Siria oggi con 23 persone uccise, soprattutto al sud, dopo l’appello senza precedenti lanciato dall’Occidente affinché il presidente Bacher el Assad lasci il potere, e dopo le nuove sanzioni annunciate dall’Unione europea.
Con lo slogan “le primizie della vittoria”, i manifestanti che chiedevano la caduta del regime hanno sfidato le forze di sicurezza che hanno aperto il fuoco per disperderli. Secondo quanto raccontano attivisti siriani, è avvenuto in diverse città del paese. Secondo le notizie raccolte dall’Osservatorio siriano per i diritti dell’uomo (basato a Londra) quindi persone sono state uccise in località vicine a Deraa, epicentro della protesta a sud; fra di loro, due ragazzini di 11 e 16 anni e un uomo di settant’anni. Inoltre altre 25 persone sono state ferite.
Un altro manifestante è morto a Harasta e un altro a Douma, periferia di Damasco; altri sei sono morti nella città centrale di Homs. Inoltre altri due manifestanti feriti ieri uno a Damasco, l’altro a Homs, sono morti oggi.
Secondo l’agenzia ufficiale siriana Sana invece “uomini armati” hanno attaccato un posto di polizia vicino a Deraa uccidendo un commissario e ferendo otto agenti. Altri due poliziotti sono morti e altri otto sono rimasti feriti vicino a Damasco.
Il regime sembra restare inflessibile, mentre la repressione avrebbe ucciso circa 2.000 persone dal 15 marzo. Ma i cortei continuano: a Homs, a Deir Ezzor, a Latakia e Banias sulla costa, in diverse località della periferia di Damasco, a Hama. Nella regione a maggioranza curda del nord est quasi diecimila persone avrebbero sfilato a Qamichli e Amouda.
E’ impossibile confermare queste informazioni poiché le autorità limitano rigorosamente le possibilità di spostarsi per la stampa.
L’opposizione ha deciso di unirsi in una coalizione: il “Centro generale della rivoluzione siriana” raccoglie 44 fra gruppi e comitati che da mesi animano la rivolta siriana.
A Damasco intanto la stampa si è scatenata contro l’amministrazione Usa che ieri ha chiesto apertamente per la prima volta che Assad lasci il potere. A Bruxelles invece il capo della diplomazia Usa, Catherine Ashton, ha annunciato che 20 nuovi nomi si aggiungono alla lista di persone e società che non possono ottenere un visto in Ue e che si sono viste congelare i loro beni nell’Unione. I 27 hanno deciso di preparare un embargo sulle importazioni di petrolio siriano in Ue. L’Europa è acquirente del 95% del petrolio siriano, un terzo delle entrate del paese. Diverse capitali hanno poi annunciato di volere ottenere una risoluzione dell’Onu che imponga sanzioni a Damasco, in particolare un embargo sulle armi, il congelamento dei beni e il divieto di viaggio per alcuni dirigenti.
Pressing che incontra la disapprovazione della Russia, che ha diritto di veto al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Mosca invece invita l’opposizione siriana “a avviare un dialogo con le autorià e prendere le distanze dagli estremisti”.
Intanto una missione umanitaria dell’Onu dovrebbe recarsi in Siria nei prossimi giorni a verificare gli eventi. Il procuratore della Corte penale internazionale, Luis Moreno-Ocampo, ha ricordato che “per il momento” il tribunale non è competente a indagare sulle voci di crimini contro l’umanità commessi in Siria.
(con fonte Afp)
Aqu
© riproduzione riservata