Assisi/ Nel segno di Wojtyla, ma con ebrei e islam è dialettica

Assisi, 26 ott. (TMNews) – E’ la prima volta di Ratzinger ad un convegno interreligioso di Assisi. Non la prima da Papa, proprio la prima in assoluto. Perché Benedetto XVI, che pure nutriva grande stima per il suo predecessore, non ha mai amato le kermesse ideate da Giovanni Paolo II. Non lo disse mai pubblicamente, ma, da prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il dicastero vaticano incaricato di salvaguardare l’ortodossia cattolica, temeva che una preghiera comune di esponenti delle diverse fedi scivolasse facilmente in una confusione “sincretistica”. Ma ora, sullo sfondo di rapporti non sempre facili con il mondo ebraico e musulmano, Papa Ratzinger ha deciso di presiedere domani la 25esima commemorazione della prima Giornata mondiale di preghiera per la pace convocata da Wojtyla nel 1986 nella città di San Francesco.

L’idea di Giovanni Paolo II era semplice. “Esprimeva un’intuizione profonda del Papa”, ha avuto a spiegare Andrea Riccardi, storico e fondatore di quella comunità di Sant’Egidio che da allora, ogni anno, organizza un incontro interreligioso per la pace nelle varie città del mondo: “Le religioni stavano assumendo un ruolo notevole per sacralizzare la guerra o fondare la pace. L’opinione europea, imbevuta dal dogma sociologico: ‘più modernità meno religione’, non si accorgeva di quanto avveniva. Le religioni diventavano protagoniste della scena pubblica e internazionale.

Una ‘chance’ o un pericolo? Papa Wojtyla propose un incontro nella pace. Non un omaggio a mode sincretistiche o a un progressismo dialogista. Ma la percezione delle correnti profonde della storia”. Joseph Ratzinger però preferì non andare. Così come non andò al successivo appuntamento convocato da Papa Wojtyla ad Assisi nel 1993 per pregare per la pace nei Balcani, e nel 2002, quasi una risposta di pace all’attentato di matrice islamista dell’11 settembre 2001.

E così come, ormai Pontefice, non andò all’incontro che marco il 20esimo anniversario del 1986. In un messaggio inviato in quell’occasione al vescovo di Assisi, Benedetto XVI puntualizzò che “per non equivocare sul senso di quanto, nel 1986, Giovanni Paolo II volle realizzare, e che, con una sua stessa espressione, si suole qualificare come ‘spirito di Assisi’, è importante non dimenticare l’attenzione che allora fu posta perché l’incontro interreligioso di preghiera non si prestasse ad interpretazioni sincretistiche, fondate su una concezione relativistica”.

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Ska

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