Monti affronta la recessione: Ora crescita e liberalizzazioni

Roma, 15 dic. (TMNews) – Non “disperato” come lo descrive Silvio Berlusconi per l’iter della manovra, ma sicuramente preoccupato per i dati congiunturali che gettano una luce inquietante sul 2012 e sull’efficacia a medio termine dello sforzo di consolidamento fiscale. Per questo Mario Monti, nell’ora di colloquio al Quirinale con Giorgio Napolitano, da un lato si garantisce il sì al decreto da parte di tutti i partiti, dall’altro continua a lavorare all’annunciato pacchetto di rilancio dell’economia che passa innanzitutto dalle liberalizzazioni.

Perchè contrariamente alle interpretazioni dell’ex premier, Monti continua a ritenere “migliorata” in Parlamento la manovra: “Certo, non è mai quella perfetta, ma neanche quella uscita dal Cdm era in tutto e per tutto la manovra che avremmo voluto”, spiega un ministro. Anzi, alcune correzioni, spiega un altro esponente di governo, “vanno proprio nella direzione di dare qualche segnale anche psicologico anti congiunturale”. Ad esempio, “l’indicizzazione delle pensioni fino a 1.400 euro riguarda milioni di persone con l’obiettivo di salvaguardare un minimo di capacità di spesa”.

Ma le stime di Confindustria preoccupano, quell’1,6% in meno sul Pil del 2012 spingono Monti ad agire con determinazione sul versante della ripresa: “Ci saranno nuovi provvedimenti per la crescita, il ministro Passera sta alacremente lavorando in questa direzione”, ha assicurato il premier in conferenza stampa a palazzo Chigi. Tuttavia, già nel decreto ‘salva Italia’ ci sono “una serie di misure per la crescita: abbiamo cercato di colpire il meno possibile gli incentivi a produrre, perciò non abbiamo toccato le aliquote Irpef, cercato di favorire la fiscalità che grava sulla produzione con l’Irap per rendere più conveniente l’assunzione non precaria di donne e giovani”, elenca Monti difendendo il suo primo provvedimento.

A questo si aggiunge il piano per il Sud presentato oggi, quello per l’edilizia scolastica annunciato contestualmente, e lo sblocco di oltre 3 miliardi per i cantieri deciso nei giorni scorsi. Ancora poco, però, tanto che al governo si starebbe già lavorando sulla ripresa di altre opere pubbliche interrotte, magari con il project financing che sopperirebbe ai problemi di liquidità. Sulle liberalizzazioni, poi, Monti riconosce che spesso “si incontrano resistenze” ma “possono essere superate se non al primo colpo,

con determinazione tenace”. Il pacchetto dovrebbe comunque arrivare solo nel 2012, insieme all’altro ‘cantiere’ che proverà a rispondere all’altro dato inquientante del Centro Studi di Confindustria, gli 800mila posti di lavoro che verranno a mancare: l’intervento sul mercato del lavoro e la riforma degli ammortizzatori sociali. E oltre alle misure concrete, potrebbe aiutare un ritrovato “orgoglio nazionale”. Perchè “il valore dell’aggettivo ‘italiano’ – ha sottolineato davanti agli ambasciatori – conta più dello spread”.

Di sicuro “senza questa manovra ci sarebbero state discontinuità nella capacità dello Stato a far fronte ai propri impegni, nella capacità del paese al rispetto dei contratti e restare in un quadro di stabilità”, ribadisce Monti. Ma ora – è il ragionamento nel governo – “bisogna spingere sulla crescita, sul cambiamento del clima psicologico e per quanto possibile nel rilancio della domanda interna”. Altrimenti, è il timore, già a febbraio potrebbe essere necessaria un’altra manovra. Perchè senza crescita, come più volte ha ricordato Monti in queste settimane, il consolidamento dei conti pubblici è una chimera.

Quello che invece non preoccupa Monti è l’attacco di Berlusconi che ha ricominciato a ipotizzare una ‘scadenza’ per il governo anticipata rispetto alla legislatura: “Siamo stati chiamati al servizio del Paese dalla politica perchè la politica era paralizzata”, aveva detto due giorni fa in Commissione. Un concetto valido ancora oggi.

Rea

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