VARESE La rete non va vista solo una moda. Ma come una possibilità per uscire dalla crisi, per essere competitivi, per andare sui mercati esteri, per sviluppare attività di ricerca.
Il contratto di rete – di cui si è parlato anche lunedì all’Univa, nella conferenza di inizio anno – è una particolare forma di aggregazione tra imprese, di ogni dimensione e attività, che hanno una comunione di scopo, per realizzare il quale le imprese devono stabilire un programma comune di rete e l’insieme di diritti e obblighi che le parti intendono assumersi.
Da marzo 2010, quando venne firmato il primo contratto di rete, a dicembre 2011, nel nostro Paese sono stati siglati 215 contratti, che coinvolgono circa 1.100 imprese. Nella provincia le imprese che hanno aderito sono ancora poche, circa 5, ma ce ne sono altre, spiegano le associazioni imprenditoriali del territorio, che ci stanno lavorando o stanno pensando di farlo.
Il contratto di rete però «non è l’unico strumento per aggregarsi» spiega Fernando G. Alberti, docente di Strategie Imprenditoriali all’Università Liuc di Castellanza «perché oltre al contratto di rete c’è un vasto panorama di possibilità che le imprese possono valutare in base al legame più o meno stretto che i soggetti coinvolti vogliono mettere in atto». Nella nostra provincia i casi concreti di aggregazione sono tanti e coinvolgono decine di imprese: da Mech-net, il progetto promosso dalla Camera di Commercio con il supporto delle associazioni di categoria Confartigianato e Cna, che punta a garantire un sostegno diretto nel settore meccanico, al Distretto aerospaziale lombardo fino all’Energy Cluster, che raggruppa le imprese del settore energia. La Liuc sta insegnando in questi giorni il contratto di rete con la Winter School a Cortina.
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m.lualdi
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