SESTO CALENDE «Chi è stato a farti dire quelle cose per farmi restare in galera? Chi ti ha minacciato?». Due telefonate registrate potrebbero ribaltare la condanna nei confronti di un uomo, residente a Sesto Calende, condannato in primo grado a tre anni e sei mesi di reclusione per favoreggiamento della prostituzione. La moglie, nel gennaio del 2007, lo accusò di averla picchiata e costretta a prostituirsi. Ai carabinieri di Gallarate dichiarò di essere stata ammanettata a un calorifero e malmenata. Insieme all’allora marito, per un fatto simile, venne condannato a due anni e otto mesi un altro uomo, di cittadinanza albanese.
Ora però le due telefonate, registrate all’insaputa della donna, sembrano ribaltare quel quadro. Nel corso del processo stralcio per maltrattamenti, tenutosi ieri a Gallarate, sono state ascoltate due telefonate tra l’imputato e l’ex moglie, in cui la donna sembra ammettere di essere stata convinta a incolpare il marito di un reato non commesso da qualcuno che ce l’aveva con lui.
L’uomo fu arrestato il 18 gennaio 2007 e rimase in carcere per un anno e due mesi. Ieri la donna, chiamata a rispondere di quanto detto nelle telefonate, si è trincerata dietro a una serie di «non ricordo» e «non era questo quello che volevo dire». Secondo gli avvocati della difesa, Giovanni Pignataro e Roberto Donetti, sarebbero chiare le molte incongruenze tra la testimonianza rilasciata quattro anni fa nel corso dell’incidente probatorio e quella tenutasi ieri. Il giudice Maria Greca Zoncu ha rimandato gli atti alla procura per nuove indagini.
Tiziano Scolari
e.marletta
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