GALLARATE Affair Todomondo: ieri la prima udienza davanti al giudice monocratico di Gallarate. Alle 9 il tribunale di via Ragazzi del ’99 era già affollatissimo: molti dei truffati hanno ritenuto opportuno essere presenti. In tutto ieri mattina si sono costituite oltre 150 parti civili. «Il giudice ha riconosciuto che ci sono state alcune mancanze nelle notifiche delle parti civili fissando un’altra udienza durante la quale saranno possibili altre costituzioni» spiega l’avvocato Lara Pellegrini, che patrocina con la collega Francesca Pinciroli 70 dei truffati costituitisi ieri in giudizio. Si torna in aula quindi il 18 marzo: «Abbiamo chiesto che la divulgazione della possibilità di costituzione venga divulgata attraverso pubblici proclami – spiega Pellegrini – Dai nostri elenchi i costituenti dovrebbero essere oltre 500». Quindi il 27 maggio nuova udienza in seno alla quale si procederà con la presentazione delle eccezioni.
L’affair Todomondo esplose nel luglio 2009 quando centinaia di turisti che con il web tour operator con sede a Gallarate avevano prenotato, e pagato, le loro vacanze, si ritrovarono a terra, oppure abbandonati in diverse parti del mondo (la più gettonata fu Santo Domingo dove in molti furono costretti a dormire in spiaggia).
La questione si delineò a poco a poco; per ragioni che la magistratura si applicò ad accertare il tour operator lasciò i propri clienti paganti senza voli e senza alberghi. I conti della società, amministrata sino al maggio 2009 da Alessandro Scotti, e quindi poi guidata dal maggio 2009 al crack da Silvano Favarato quale amministratore delegato, si era ritrovata con le casse vuote.
L’ipotesi di una pesante distrazione si fece largo rapidamente e Scotti e Favarato si ritrovarono in cima all’elenco degli indagati. Intanto per giorni i partenti gabbati (qualcuno perse somme pari a quattromila, cinquemila euro, altri dovettero rinunciare al viaggio di nozze) picchettarono la sede Todomondo di Largo Buffoni chiedendo giustizia.
La stima parla di almeno mille vittime in tutta Italia per una truffa che si aggirerebbe sui sei milioni di euro. Nel gennaio 2010 Roberto Pirro, allora pubblico ministero alla procura di Busto e titolare dell’inchiesta, chiese ed ottenne il sequestro di una villa da 800 mila euro ad Albizzate nelle disponibilità di Scotti. Sotto sequestro finirono anche i conti correnti dell’ex patron di Todomondo (nata nell’aprile 2009 dalla cessione del ramo d’azienda di Avitour srl) sui quali però vennero scovati meno di 50 mila euro.
I truffati in questo caso si insinuarono immediatamente nel fallimento di Todomondo sperando di poter ottenere dei rimborsi dopo il sequestro della villa. Scotti e Favarato, per altro, si sono sempre dichiarati estranei alla vicenda; Scotti, per gli inquirenti, sarebbe il presunto ideatore della truffa.
b.melazzini
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