Paolo Rossi e il mestiere dell’attore «Sì, vivere da precari è possibile»

SARONNO Il teatro Giuditta Pasta di Saronno si prepara per due serate imprevedibili, con lo spettacolo “Happening pop di delirio organizzato” che domani e mercoledì, alle 20.15, vedrà protagonista Paolo Rossi e la Compagnia del Teatro Popolare.

Rossi avrebbe dovuto presentare “Povera gente”, ma ha modificato, in corsa, la tournée. Per il momento, salvo altri cambi, lo spettacolo resta invece programmato al teatro di Varese, il 14 marzo. Per gli spettatori appassionati dello stile di Rossi, il cambio non dovrebbe comunque comportare problemi, in quanto anche l’Happening è stati ideato da lui insieme a Carolina De La Calle Casanova e vive della riflessione sul mestiere dell’attore (biglietti da 20 a 12 euro. Info: 02/96.70.21.27

e www.teatrogiudittapasta.it).
Rossi, il suo “Delirio organizzato”, sostituisce a Saronno “Povera gente”. Perché questo cambio?
Ho preso una decisione proprio come un capocomico alla vecchia maniera. L’happening è un lavoro più agile e soprattutto più adatto a raccontare gli eventi dei tempi che viviamo. C’è bisogno di flessibilità e di uno stile che si sappia evolvere rapidamente, andando oltre le programmazioni annuali e biennali dei teatri.
Sembra di sentir Monti quando parla di lavoro fisso e lavoro precario…
Forse perché il mestiere dell’attore è precariato per eccellenza. In una riflessione sulla nostra arte, la precarietà è un dato costante. Anzi, in questo momento, noi attori siamo molto di conforto a tutto il pubblico.
Perché?
Perché abbiamo un’ampia esperienza, secolare direi, in fatto di lavoro a termine! Possiamo testimoniare con la nostra presenza sulla scena che si può sopravvivere anche senza il posto fisso.
Sempre per restare in tema di politica, che ne pensa del momento in atto, con un governo tecnico che prende decisioni politiche?
È una situazione paradossale e mi capita spesso di pensare che se i partiti hanno sbagliato, portandoci fino a qui, dovrebbero essere loro a pagare, non noi. E poi c’è il governo Monti che sembra superare i partiti ma non può lavorare senza di loro. Uno scenario in evoluzione.
Le manca Berlusconi?
Beh, da quando il suo governo è caduto, i comici hanno dovuto ricominciare da zero, per porre rimedio ai danni fatti da un pessimo “collega” che per diciotto anni ha rovinato l’arte del raccontare barzellette.
Torniamo al “Delirio organizzato”. Si dice che l’improvvisazione è così presente che nemmeno gli attori sanno quello che faranno. È vero?
Si tratta dell’ingrediente fondamentale del teatro italiano, culminante nella Commedia dell’Arte. In ogni caso, come un cuoco non rivela l’ingrediente segreto delle ricette, nemmeno io racconterò i trucchi del mestiere del palco. Siamo illusionisti e possiamo far vedere al pubblico anche ciò che non esiste.
Sulla scena lei lavora con gli attori giovani della compagnia BabyGang e del Teatro Popolare. Un modo per passare il testimone?
Neanche per sogno! Un attore non potrebbe farlo. C’è invece l’esigenza di lavorare con i giovani, che iniziano ora il percorso e hanno entusiasmo e punti di vista inediti. Si crea uno scambio importante che dovrebbe essere più frequente nel panorama della scena italiana.
Sara Cerrato

s.bartolini

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