PINO LAGO MAGGIORE Macabro ritrovamento nelle scorse ore in un porticciolo privato del Gambarogno, località ticinese subito dopo il confine di Stato di Zenna, a Pino Lago Maggiore. Nell’acque del Verbano, infatti, una signora ha notato quello che a prima vista poteva apparire come il corpo di un cervo. Solo dopo un’attenta osservazione si è però compreso che in realtà si trattava solamente dei resti di una carcassa, quasi solo la pelle. Da qui il mistero su come possa essere finita nel Lago Maggiore e soprattutto da dove,
se dal versante varesotto o ticinese. L’ipotesi più probabile rimanda però all’azione brutale di un cacciatore di frodo.
«Le viscere possono essere lasciate nel bosco, ma la pelle e le ossa devono essere consegnate alla centrale di raccolta delle carcasse – ha confermato alla stampa ticinese Armando Besomi della Società protezione animali di Bellinzona – In questo caso ci troviamo di fronte a una violazione alla legge sulle epizoozie. Se tutti si mettessero a gettare carcasse nella natura, ci sarebbe un forte pericolo di trasmissione di germi e malattie».
Rischi per la salute a parte, l’episodio segnalato nel Gambarogno rappresenta una grave violazione della legge anche sotto il profilo delle norme che regolano la caccia. Per questo subito dopo la segnalazione la pelle del cervo è stata recuperata dalla riva dal personale dell’ufficio del guardia caccia cantonale. «Si tratta dei resti di una bestia – hanno riferito le autorità ticinesi – che doveva essere di grossa taglia». Altro indizio che chiama in causa i cacciatori di frodo. Tutto, infatti, porta a pensare che chi ha agito lo ha fatto per procurarsi una notevole quantità di carne di selvaggina. Senza però curarsi del divieto di cacciare in questo periodo e del corretto smaltimento dei resti della macellazione. Da qui le indagini e una denuncia, al momento contro ignoti. Nell’attesa che controlli e verifiche permettano una rapida identificazione del bracconiere.
Alessio Pagani
f.artina
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