Samarate, per la legge di stabilità congelate le opere pubbliche

Samarate – (r. sap.) La legge di stabilità congela le opere pubbliche samaratesi. Fermi l’ampliamento del cimitero, la riqualificazione della piattaforma ecologica e la ciclabile di viale Europa, si cercano altre strade per realizzare il polo scolastico di San Macario e la palestra in via Borsi.

Tutto nasce da un articolo della finanziaria approvata dal vecchio governo Berlusconi, che ha rivisto la percentuale di indebitamento dei comuni in rapporto alle entrate correnti, riducendola di due punti percentuali. In particolare, per il 2014 viene fissato l’obiettivo del 4 per cento nel rapporto tra le entrate e gli interessi passivi sui mutui.

Ora, oggi a Samarate questo rapporto è nell’ordine del 4,72 per cento. E quindi, come spiega il sindaco Leonardo Tarantino, «essendo oltre la soglia, non ci è possibile aprire nuovi mutui per finanziare le opere pubbliche». Un danno che diventa una beffa se si pensa che quello 0,72 per cento ‘di troppo’, in cifre assolute è pari a circa 70mila euro.

Cifra tutto sommato poco significativa, ma che di fatto sta mettendo i bastoni tra le ruote al comune. Sì, perché «siamo costretti ad azzerare il piano delle opere pubbliche». Il cimitero, la discarica e la pista ciclabile, infatti, erano finanziati in parte con l’avanzo di amministrazione, in parte con l’accensione di un mutuo. E, in questo momento, è possibile «redistribuire le risorse», rinunciando all’indebitamento e dirottando il denaro ‘risparmiato’ nel 2010 su una sola opera.

I soldi stanziati finiranno in avanzo e non se ne riparlerà prima dell’approvazione del consuntivo 2011, prevista per la fine della primavera del prossimo anno. Non è tutto. Il municipio ipotizzava di ricorrere alle banche anche per recuperare gli oltre 4 milioni necessari per la palestra e il polo scolastico. In questo caso, però, potrebbe esserci una soluzione: «pensiamo all’apertura di un leasing, opzione ormai primaria vista la norma».

Per finanziare le altre opere, al momento l’unica soluzione possibile è quella di ipotizzare un piano di dismissioni. Con tempi lunghi e senza nemmeno la certezza di recuperare i fondi, visto che sono legati alla vendita di beni comunali. «È scandaloso che si costringano i comuni, che a differenza dello Stato sono obbligati a chiudere il bilancio in pareggio e hanno comunque un indebitamento inferiore, a questi sacrifici», lamenta Tarantino, «noi non ne possiamo davvero più».

p.rossetti

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