LAVENA PONTE TRESA Potrebbe concludersi in maniera tragica la fuga della scimmia “Cebo Cappuccino” dallo Zoo al Maglio di Magliaso e a spasso lungo il confine con Lavena Ponte Tresa: da qualche giorno la bestiola ha scelto le sponde del fiume Tresa come habitat naturale.
Ma ora accanto all’ottimismo dei gestori della struttura, fiduciosi nella cattura incruenta dell’animale, arriva la forte presa di posizione della Società di protezione animali di Bellinzona. L’organizzazione, che ha al suo attivo anche missioni di soccorso nel Varesotto,
infatti, è tornata, con una nota, ufficiale a denunciare i rischi della fuga della scimmietta, avvistata e fotografata nei giorni scorsi anche da molti frontalieri.
«Prima di tutto – sottolinea la Spab – bisogna specificare che si tratta di un esemplare di scimmia Cebo Cappuccino, proveniente dalle foreste del Messico, Amazzonia, Colombia e Nicaragua dove vive sugli alberi e non sa nuotare. Caratteristiche che rendono ovvio il fatto che Filù cercherà in ogni modo di fuggire e riacquistare quella libertà le è stata negata. Ecco perché vaga, sospinta dal solo desiderio di non tornare più nella sua prigione».
Ma i rischi sono tanti. «Con il sopraggiungere dell’inverno – proseguono dalla Società di protezione animali di Bellinzona – la povera scimmia potrebbe soccombere al clima. Ma anche i tentativi di cattura potrebbero metterne a rischio l’incolumità». Soprattutto per via del ricorso ai proiettili soporiferi. «In questo caso – evidenzia il presidente <+G_NERO>Armando Besomi<+G_TONDO> – è pericolosissimo. Come Società anche noi ne possediamo due ma non li impiegheremmo mai con un animale che vive sugli alberi e che, se si addormenta, potrebbe cadere a terra uccidendosi».
Il desiderio di libertà di Filù così è destinato ad incontrare più di un ostacolo. Difficilmente, per l’animale, ci sarà infatti la possibilità di restare a giocare sugli alberi del lungo Tresa, a pochi metri dal confine. Perché mentre continuano i tentativi di cattura, cui la scimmia resiste, per ora, con tutto il suo ingegno, all’orizzonte potrebbe profilarsi infatti anche la possibilità di un abbattimento.
«La legge federale sulla caccia e la protezione dei mammiferi e degli uccelli selvatici – ricordano dalla Spab – prevede infatti all’articolo 15 che gli animali selvatici tenuti con autorizzazione, se entrano nella natura e non sono ripresi entro cinque giorni, possono venir abbattuti. E questo vorrebbe dire porre fine all’odissea di Filù con un colpo di carabina, sparato a norma di legge da uno sfortunato guardiacaccia scelto per l’operazione come è già successo in passato».
b.melazzini
© riproduzione riservata