Volontario abusò di un bimbo Alla sbarra anche l’ospedale

Tradate Pedofilo in corsia: l’azienda ospedaliera di Tradate a giudizio davanti ai giudici del tribunale civile di Milano. L’udienza è fissata per il prossimo 3 giugno: il molestatore di un piccolo paziente è già stato ritenuto penalmente colpevole in primo grado e in Appello. La vicenda non soltanto è drammatica ma ha duramente provato un ragazzino e i suoi genitori. L’orco fu condannato a due anni e sei mesi di carcere dai giudici del tribunale di Varese in primo grado, pena ridotta nel marzo 2009 a un anno e sei mesi dai giudici della corte d’Appello di Milano.

L’imputato, che prestava servizio in un’associazione impegnata nell’animazione in ospedale per i piccoli pazienti, ha approfittato del suo ruolo per approcciare la vittima, 9 anni all’epoca dei fatti (nel 2006). Stando a quanto accertato dalla procura l’uomo avrebbe “visitato” il bambino nella sua cameretta toccandolo e facendosi toccare salvo poi convincere la piccola vittima a tacere.

A svelare l’accaduto una parola, «frocio», sfuggita dalle labbra del bimbo assolutamente inconsapevole del suo significato. Una parola che assolutamente non apparteneva al linguaggio del bambino che mai l’aveva pronunciata prima. I genitori, attenti, hanno registrato l’anomalia interrogando il ragazzino in merito. E a quel punto il piccolo aveva raccontato ogni cosa: quel «frocio» era un appellativo spesso utilizzato dal suo molestatore.

Il fronte penale, ad oggi, vede l’indagato giudicato colpevole in due dei tre gradi di giudizio. Ma potrebbero ravvisarsi responsabilità sul fronte civilistico a carico dell’ospedale: l’ipotesi è infatti che la struttura sanitaria avesse la responsabilità di vigilare su quanto accadeva ai pazienti, tanto più che aveva una convenzione con l’associazione dove l’animatore-pedofilo prestava opera.

«Un’omissione di vigilanza secondo noi – spiega l’avvocato Rossana Foglia, che rappresenta la vittima e i suoi familiari – Un’omissione che potrebbe essere imputabile all’ospedale». «Anche perché – aggiunge il legale – i volontari potevano svolgere la loro attività esclusivamente in taluni spazi comuni mentre gli abusi sono avvenuti nella camera di degenza del ragazzo». Non solo, Foglia sottolinea come da perizia «la vittima mostri tutti i sintomi di uno stress post traumatico dovuto all’esperienza con un danno elevatissimo per lui e i suoi familiari».

f.artina

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