Indignati/ Jeffrey Sachs: La classe media ne uscirà più forte

New York, 14 ott. (TMNews) – In un editoriale pubblicato sul giornale online Huffington Post, l’economista Jeffrey Sachs, direttore del Earth Institute della Columbia University, collega Occupy Wall Street a un più diffuso senso di ingiustizia. E crede che questo sia solo il primo passo verso un rinnovamento della società americana che porterà, eventualmente, a un rafforzamento della classe media.

“In tutto il mondo, i giovani portano le loro rivendicazioni in piazza – scrive Sachs – queste differiscono da posto a posto” ma hanno tutte un minimo comune denominatore: la richiesta per democrazia e giustizia economica. “I giovani di Occupy Wall Street e di manifestazioni simili non sono una ‘banda’ – come li ha definiti il leader della maggioranza repubblicana alla Camera dei Rappresentanti Eric Cantor – ma rappresentanti di un sentimento avvertito in tutto il Paese, e nel mondo”.

Secondo l’economista, il loro messaggio “siamo il 99%” accusa i ricchissimi di essersi ‘portati via la cassa’, lasciando il resto della società a combattere con tagli ai salari, disoccupazione, pignoramenti, costi improponibili per l’istruzione e la sanità e la povertà, in senso lato. I manifestanti non protestano solo contro la ricchezza dell’1%, ma contro come quella ricchezza è stata accumulata e come viene utilizzata”.

“Negli anni Ottanta, le forze della globalizzazione hanno cominciato a tessere una fitta tela di legami tra settori finanziari, manifatturiero e tecnologico: si sono venute a creare diverse opportunità per l’accumulazione di ricchezza – scrive Sachs – quelli con capitale finanziario e intellettuale a disposizione hanno profittato; quelli senza si sono trovati a dover fronteggiare una competizione molto più aspra”.

“Ciononostante, per quanto potenti, queste forze sono solo marginalmente responsabili per l’attuale situazione. La politica ha svolto un ruolo altrettanto importante. In alcune parti del mondo (in particolare le socialdemocrazie scandinave ma anche Olanda e Germania) le politiche pubbliche hanno permesso a tutte le varie componenti della società di beneficiare della nuova globalizzazione. In altre – nota il direttore del Earth Institute – tra cui gli Stati Uniti, le politiche hanno fallito miseramente, moltiplicando esponenzialmente il potere e la ricchezza della nuova elite finanziaria”.

“Negli anni Ottanta, l’allora presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan ha contribuito all’ampliamento della sperequazione economica attaccando i sindacati, approvando sgravi fiscali per le classi più abbienti e deregolarizzando i mercati finanziari” scrive Sachs, “e lo ha fatto proprio quando le forze della nuova globalizzazione stavano iniziando a far sentire il loro peso sulla classe media. Il connubio tra politica e settore privato ne uscì rinsaldato: da allora i politici sono diventati dipendenti delle corporation e dei loro amministratori delegati. E quando l’avidità viene lasciata libera, sappiamo cosa succede. Wall Street si è sbarazzata dei suoi scrupoli.
I nostri maggiori istituti finanziari – Goldman Sachs, Merrill Lynch, Citigroup, JP Morgan, AIG, Countrywide Financial e altri – non hanno solo agito avidamente ma anche in modo fraudolento”.

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