Rilanciare Malpensa passa dal ridimensionamento di Linate. Ma soprattutto, si può.
«Basta un provvedimento amministrativo, a costo zero per le casse pubbliche, per far crescere la competitività del Paese» fa sapere il presidente di Sea Giuseppe Bonomi. La ricetta in tre mosse la serve sul piatto una ricerca della European House-Ambrosetti, curata dal professor Lanfranco Senn e presentata ieri mattina al Forum di Cernobbio alla presenza del ministro dei trasporti Corrado Passera.
Gli studiosi offrono tre soluzioni per il rilancio, capaci di «valere due punti di Pil, generando benefici potenziali per 30 miliardi di euro e 330mila posti di lavoro» da qui al 2030. Si tratterebbe di definire una strategia aeroportuale complessiva in un piano nazionale della mobilità, razionalizzare il sistema aeroportuale lombardo riportando Linate al ruolo previsto dal decreto Burlando (che nel ’98 ordinava lo spostamento dei voli internazionali da Linate a Malpensa, osteggiato dai vettori stranieri,
lasciando solo la navetta Milano-Roma) e liberalizzare i diritti di traffico (la “quinta libertà”) per far operare voli intercontinentali da Malpensa attraendo vettori extracomunitari. In questo modo Malpensa potrebbe rafforzarsi come «hub multivettore, aumentando il traffico fino a 40-50 milioni di passeggeri», come spiega il professor Senn. «La soluzione – gli fa eco Bonomi – è concentrare su un unico scalo più alti volumi di traffico, con un’azione adottata già in ogni parte del mondo, da Berlino a Monaco a Parigi. A Milano non è stato possibile farlo, nonostante i consistenti investimenti a capitali di mercato effettuati negli ultimi 15 anni».
E il governo sembra in sintonia: basterebbe un provvedimento amministrativo e regolamentare per invertire il trend e riscattare «l’occasione perduta», come la definisce lo stesso Passera.
m.lualdi
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