VARESE «Babbo Natale non passa spesso», diceva alle sue vittime. Trovava il tempo per scrivere improbabili sceneggiature della realtà, Antonio Aiello, in carcere da un paio di giorni con l’accusa di aver messo in piedi una complessa organizzazione a delinquere dedita alle truffe. Una banda che, nel giro di un anno, avrebbe fatto finire nella propria rete decine di comaschi e soffiato loro poco meno di mezzo milione di euro.
Sono stati gli uomini della squadra mobile a portare in cella Antonio Aiello, 42 anni di Fagnano Olona, e il fratello Marco Gaetano Aiello, 26 anni di Sumirago, e a notificare alla convivente del «Babbo Natale» della truffa, Sabrina Bortoli, 43 anni originaria di Busto Arsizio, un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari. Denunciato un terzo fratello, Nicola, 34 anni di Dairago. L’accusa è di associazione a delinquere finalizzata a una serie di truffe consistite dell’acquisire società, spogliarle dei beni e restituirle cariche di debiti ai vecchi proprietari.
L’inchiesta nasce dopo che la dipendente di una farmacia di Como s’è presentata in Questura per denunciare Antonio Aiello. La donna, per far fronte a una serie di debiti contratti a suo nome, si era addirittura vista pignorare un quinto delle stipendio. Una situazione kafkiana che l’ha spinta, per disperazione, a denunciare l’uomo che aveva creduto amico. Ciò che hanno scoperto gli inquirenti è stata una matrjoska di truffe a danno di un paio di bar e di un alimentari di Como,
un ristorante di Alserio, una concessionaria Harley di Albavilla, nel Comasco. Il passepartout utilizzato dagli indagati per gabbare un lungo elenco di persone è l’acquisizione, nell’ottobre 2009, dell’ex ristorante “Le cascinette” di Alserio dove Antonio Aiello e la convivente aprono la Ca’ del pess. E assumono – grazie a un annuncio – un cuoco destinato poi a diventare l’ignara testa di legno a cui vengono intestate società, cambiali, assegni che nessuno avrebbe mai potuto incassare. Il «Babbo Natale» di Fagnano Olona comincia a bazzicare il Comasco.
Alla fine del 2009 si presenta al titolare della concessionaria Harley “Duemilaottantotto” di Albavilla. Stringe amicizia e gli fa una proposta d’affari: prelevare la società e occuparsi lui degli eventuali debiti. Le cose, però, vanno diversamente. Secondo gli investigatori in breve il garage della concessionaria viene svuotato: moto, abbigliamento per centauri, accessori, ricambi, attrezzature, due auto e un furgone vengono svendute (sostiene l’accusa) per 130mila euro, contro un valore di quasi quattro volte tanto. Nel frattempo le rate per l’acquisto della società non vengono pagate. Nell’estate del 2010, mentre si consuma lo strip della concessionaria, l’attenzione di Aiello si sposta sul negozio di alimentari “Nonsolofrutta” di Como e del vicino “La vita è bella”.
Anche qui il modus operandi non cambia: l’ignaro cuoco diventa l’intestatario delle quote delle società, gli indagati le gestiscono, mettono via gli incassi, non pagano i fornitori. La sinfonia è la stessa pure a fine estate, quando vengono messi gli occhi sul bar “Il vecchio nevaio” di piazza Roma. Ed è qui che, nella rete, finisce la sventurata farmacista. Si fida di quell’uomo affabile, intelligente, che si muove con auto di lusso e abiti eleganti. E si ritrova senza più tfr e con un quinto dello stipendio pignorato per far fronte a debiti non suoi. Un incubo terminato con la denuncia alla polizia.
s.bartolini
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