Due amici agli antipodi e , il primo fumantino, il secondo pacato e tranquillo.
Ammendola, un passato da guardia giurata, ora operaio addetto alle manutenzioni in una struttura sanitaria per la cura dell’igiene mentale in Valcuvia, è orgoglioso delle armi che ha in casa e amante dei cani, tanto che spesso lo si vede girare con una coppia di animali di piccola taglia, uno nero e uno marrone.
Per la maggior parte dei residenti era una “testa calda”, un attaccabrighe, uno che durante le discussioni voleva sempre avere ragione e che si infiammava subito. Fino a domenica, però, la sua rabbia si era limitata alle discussioni da bar.
All’interno del residence la voce insistente è che comunque avesse già minacciato l’uso delle armi e che mai e poi mai se ne sarebbe andato dalla casetta che aveva acquistato con tanti sacrifici. Frasi che forse si dicono in momenti di rabbia, ma che assumono un sapore sinistro all’indomani del dramma.
Ripeteva che avrebbe messo in piedi un fatto eclatante: «Diceva – racconta un abitante del residence – che piuttosto si sarebbe dato fuoco anziché andarsene». Evidentemente la tensione, l’esasperazione e la frustrazione lo avevano portato oltre la soglia di tolleranza. «Alzava sempre la voce – dicono alcuni abitanti – era una persona con un carattere un po’ troppo agitato, se la prendeva subito e si arrabbiava. In tanti hanno avuto delle discussioni con lui». «Una volta – racconta una donna – ha avuto una discussione sciocca anche con la ragazza che serve i caffè in un bar di Buguggiate.
Era diventato impaziente perché la cameriera non gli aveva servito ancora il caffè. Quasi litigarono perché lui non si era comportato con molto garbo». La preoccupazione di perdere tutto forse lo ha sopraffatto: «Provate a mettervi nei panni – dice un altro abitante – di chi sta perdendo l’investimento di una vita. È evidente che potrebbe esplodere, senza giustificare nulla di quello che è successo. Mi pare si stia parlando di una persona incensurata, che non ha mai fatto niente di male. Aveva il suo carattere».
«Impossibile litigare con lui»
Domenica sera Maurizio e Marino si trovavano al bar del Tigros di Buguggiate per un aperitivo. Maurizio aveva forse alzato un po’ troppo il gomito. La discussione non era stata neanche particolarmente animata, sembravano tranquilli e poi se ne sono andati via insieme. Ma poi il raptus nel quale Bonetti ha perso la vita: «Litigare con Marino – raccontano – era impossibile, una persona fantastica. Uno tranquillo che non aveva mai dato fastidio a nessuno. Un gigante buono, era un omaccione tanto gentile e pacato».
Bonetti faceva l’artigiano, in particolare l’imbianchino anche se non si tirava indietro neanche per altri lavoretti che svolgeva in giro. Era separato dalla moglie che vive in Germania con la figlia. Da pochi anni Marino aveva preso casa al residence. Era apprezzato per le sua grande umanità.«Uno come lui – dicono in coro gli amici – non si meritava una fine del genere».
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