VERGIATE La sua Honda Hornet 600, Veronica Ferri l’aveva comprata poco più di un mese fa. «Le moto le erano sempre piaciute – raccontano gli amici – L’idea di guidarne una era sempre stata lì e alla fine la moto l’ha presa. Ed è successo quello che è successo».
Veronica Ferri, intorno alle 18 di sabato 23 luglio, stava percorrendo via Manzoni a Sesto Calende in compagnia di un coetaneo in sella alla sua Honda quando una Hyundai in manovra ha urtato le motociclette sbalzando i due sull’asfalto.
Veronica aveva avuto la peggio: l’amico se l’era cavata con una spalla rotta, la trentenne di Vergiate, aveva rimediato un grave trauma toracico.
Trasportata in ospedale a Gallarate era poi stata trasferita agli Ospedali Riuniti di Bergamo in attesa di un trapianto di fegato. A Bergamo la ragazza è morta nella mattinata di sabato. I familiari sono chiusi nel loro dolore. Sono gli amici a tratteggiare un ricordo vivissimo della trentenne amante della moto sì ma «motociclista spericolata no, lasciamo perdere i luoghi comuni». I luoghi comuni, del resto, non vanno bene per una donna «originale, solare ed estremamente vitale», raccontano i componenti della compagnia della ragazza. Tutti frequentano il bar Da Pino di Mercallo dove Veronica lavorava da circa un anno e mezzo. Commosso il gestore, piena d’affetto è l’immagine di chi la conosceva bene. «Una con le palle», raccontano. «Una che ha sempre lavorato senza mai chiedere sconti o favori a nessuno – spiegano – Si è sempre mantenuta da sola, si è fatta da sola ed è cresciuta una gran persona. Non aveva paura di nulla, tanto meno di fare fatica per raggiungere un obiettivo. Vitale, solare, sorridente. Veronica amava vivere e lo ha sempre fatto a modo suo». Creandosi un’esistenza fatta di tantissimi amici, gli stessi che oggi non si danno pace e non si rassegnano ad averla persa per sempre. Passioni? «Amava tutta la musica, amava ballare», raccontano. Ballava a perdifiato quando andava in discoteca, ma sapeva essere riflessiva. Profonda. «Da un anno circa – spiegano gli amici – Aveva iniziato un suo personale percorso spirituale».
Veronica si era riavvicinata a Dio e la sua vita era cambiata. A ballare non ci andava più; si era avvicinata a una comunità di Testimoni di Geova. Un percorso affatto preso alla leggera, dove gli amici di sempre, però, non hanno mai ceduto terreno. Sempre tenuti vicino, ascoltati e resi partecipi, da questa trentenne forte, indipendente e sfortunata.
Sull’incidente è stata come da prassi aperta un’inchiesta giudiziaria: l’ipotesi di reato a carico dell’autista della Hyundai passa a questo punto da lesioni gravissime ad omicidio colposo. Saranno i rilievi effettuati dagli agenti del comando di polizia locale di Sesto, oltre alla perizia cinematica ordinata dalla procura, a stabilire fatti e responsabilità.
Simona Carnaghi
s.bartolini
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