Il baseball che sente la meta In campo squadra di non vedenti

VARESE Un cieco che desiderava giocare a baseball, fino a qualche anno fa, si sarebbe sentito come un bambino che voleva stringere il vento in una mano. Il baseball, infatti, è uno sport in cui bisogna colpire la palla con precisione e portarla alla meta. Serve quindi coordinazione visiva, abilità atletica, senso dello spazio. Tutto questo fa del baseball uno sport emozionante. La partita più intensa, però, questa volta si è giocata fuori dal campo. La «meta» era portare i non vedenti a impugnare guantone e mazza. Ovvero: giocare come i cosiddetti normodotati.

Protagonisti di questa avventura sono Adele Patrini, presidente dei Vikings Roboteck Baseball Malnate, la società di baseball fondata il 18 marzo 1969 dalla mamma Lietta.

Alberto Mazzanti, presidente dell’associazione italiana di baseball giocato da ciechi; una persona che crede in questo progetto fin da 1993 seguendo l’intuizione dell’allenatore Alfredo Meli.

E poi Angela Mazzetti, presidente dell’Unione Ciechi provinciale. Ito Giani, vice presidente del Coni. Daniela Colonna Preti, presidente del Panathlon Club Varese. Giulio Macario presidente della Fibs Lombardia. Il comune di Malnate, la provincia di Varese e tanti volontari.

Da subito è stato chiaro che giocare a baseball senza vedere era come fare una rivoluzione: significava materializzare l’espressione «diversamente abile», mostrare come chi perde la vista sviluppa altri sensi, primo l’udito.

La differenza più grande rispetto allo baseball tradizionale è la palla che viene dotata di un campanello. Non esistono lanciatore e ricevitore. C’è un solo battitore che alza la mazza, prende la palla e la colpisce. Uno degli arbitri si sistema dietro di lui, l’altro è in base. Il giocatore corre su alcuni percorsi sonori che lo guidano attraverso il diamante e all’arrivo in base. I giocatori acquistano percezione dello spazio grazie al rumore che i passi e la palla fanno sull’erba piuttosto che sulla terra rossa. E poi ci sono i volontari vedenti che battono le palette per guidare i giocatori. Proprio per facilitare l’ascolto bisogna giocare nel silenzio più completo.

Secondo Adele Patrini il baseball giocato da non vedenti è diventato un vero e proprio «movimento sportivo e culturale». La prima partita è stata giocata il 16 ottobre 1994 a Casalecchio di Reno. E’ poi dal 1998 che l’AIBxC Onlus organizza una regolare stagione agonistica che comprende il campionato italiano, la coppa Italia e il torneo di fine stagione. Tra i sostenitori c’è Lorenzo Vinassa de Regny ex giocatore di baseball degli anni 1960-1975 e campione d’Europa.

Fino all’anno scorso, a partecipare al campionato, erano otto squadre. Ma da quest’anno saranno nove: ci saranno anche «I patrini» di Varese capitanati da Gaetano Marchetto. «Questa squadra è un sogno che è diventato realtà – afferma Giuseppe De Bernardi Martignoni, assessore provinciale allo sport che ha seguito in prima persona i progressi della squadra – E dimostra come la provincia sostenga tutte le discipline sportive».

Concludiamo con le parole di bambino, Simone Bovi: «Il baseball è uno sport che sembra difficile, ma che quando entri in campo di accorgi che non lo è poi così tanto perché per vincere si può contare su tutta la squadra». La prima partita ufficiale del campionato si disputerà sabato 17 marzo alle 14, al campo di Malnate.
Adriana Morlacchi

e.marletta

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