COMO Sei mesi di condanna nei confronti di tale Giuliano Bevilacqua, 25 anni, di Milano. Era stato arrestato a novembre, a casa di un pensionato comasco cui aveva estorto settecento euro, a saldo del risarcimento di un danno inesistente, cioè l’asserita rottura di uno specchietto retrovisore della sua auto.
Isei mesi rappresentano la prima e al momento unica condanna per la lunghissima serie di truffe messe a segno in città lo scorso autunno, quando decine di comaschi,
in larga misura pensionati, denunciarono di essere stati raggirati sempre con il medesimo sistema. Venivano affiancati da un automobilista che li accusava di avere urtato la sua auto e che, «per chiuderla lì», chiedeva di volta in volta somme in contanti, «senza scomodare l’assicurazione» e senza subire passaggi di classe di rischio.
Gli episodi denunciati in quel periodo furono moltissimi: ci fu chi se la cavò cedendo pochi euro, non più i un centinaio, chi, invece – ed è il caso della vittima di Bevilacqua – dovette sborsarne molti di più. L’imputato incontrò la sua vittima dalle parti del San Martino, mentre scendeva verso Como. Il pensionato guidava la sua macchina, una Daewoo Matiz, in direzione del capoluogo, superò una Ford ferma sul lato destro della carreggiata e udì un rumore, in realtà appena percettibile, di un sassolino contro il parabrezza. Pochi metri oltre, Bevilacqua, al volante della Ford, lo raggiunse, lo affiancò, e lo accusò di avergli danneggiato il retrovisore, uno specchietto – così disse – mosso da un sistema elettronico molto complicato e costoso. Ma non era vero.
St. F.
a.savini
© riproduzione riservata