Besozzo Chiama «terrone di m…..» le vicine di casa: a processo per razzismo. E ora rischia fino a tre anni di reclusione.
La semplice accusa di ingiurie è parsa insufficiente al giudice di pace di Gavirate per qualificare il reato di cui doveva rispondere un uomo di 64 anni di Besozzo: il giudice si è quindi dichiarato incompetente e rinviando gli atti alla procura in quanto quelle frasi, «terrone di m…», «siete andate alle scuole dei terroni e quindi non capite niente»,
«siete una categoria di m… (con riferimento ai “terroni”)», a parere del magistrato concretizzavano l’aggravante della discriminazione razziale.
L’uomo risponde di razzismo davanti al giudice monocratico di Varese dopo essersi così espresso nei confronti delle due vicine di casa (accompagnando le frasi con rutti e flatulenze), madre e figlia originarie di Salerno, al culmine di un litigio a causa di un’auto posteggiata in un luogo non gradito al vicino. Le due donne hanno anche prodotto un certificato medico che comproverebbe gli stati d’ansia scatenati dalle continue tensioni con l’uomo.
Ieri mattina il pubblico ministero d’udienza Francesca Rambolà ha chiesto la condanna al minimo della pena con riconoscimento delle attenuanti generiche: l’uomo, se ritenuto colpevole, rischierebbe altrimenti una pena sino a tre anni di carcere. La sentenza potrebbe fare giurisprudenza: Rambolà ha infatti sostenuto che l’aver identificato i «terroni» come una categoria, configura il fatto che l’imputato identifichi i cittadini meridionali quali appartenenti ad una razza inferiore. Il giudice si è riservato: la sentenza il 9 gennaio.
f.artina
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