Usa/ Presidenziali 2012: Perry vende boom Texas ma ci sono dubbi

New York, 16 ago. (TMNews) – Mentre l’America fatica a lasciarsi alle spalle la recessione – tra crisi finanziaria, battaglia politica per il debito pubblico e downgrade di Standard & Poor’s – c’è uno stato che sta attraversando un periodo particolarmente florido: il Texas. Dove l’economia cresce al doppio della velocità media americana e sono stati creati un terzo dei posti di lavoro totali in America da quando è finita ufficialmente la recessione, nel giugno del 2009. Non solo: i prezzi degli immobili sono rimasti stabili, nonostante siano calati in gran parte del Paese. Il governatore del Texas, a partire dal 2000, è il repubblicano Rick Perry, ultimo arrivato nella corsa per la Casa Bianca. Ma il periodo florido che sta attraversando lo Stato è davvero tutto merito suo?

Anche prima della candidatura ufficiale di questo weekend, il governatore del Texas ha avviato una campagna per sottolineare il suo contributo: “Non sono mai stati creati così tanti posti di lavoro, ci sono riuscito controllando la spesa senza alzare le tasse”. E ancora: “Se mi date l’opportunità, posso replicare i risultati in larga scala e risanare l’economia degli Stati Uniti”. Ma alcuni economisti non sono d’accordo e sostengono che il l’andamento dello stato non è attribuibile a Perry, che “ha governato con il pilota automatico, mentre beneficiava degli introiti dell’industria petrolifera”. Inoltre, secondo Dick Lavine, analista fiscale al centro di ricerca Center for Public Policy Priorities, la politica adottata in Texas non è applicabile agli Stati Uniti, perché i problemi economici dell’intero Paese sono più complessi.

Rick Perry, da quando ha sostituito George W. Bush nel 2000 alla guida del Texas, non ha avviato riforme radicali, ma si è limitato a modificare la politica adottata dal suo predecessore: incentivi finanziari per favorire la crescita delle imprese e tagli alle tasse sull’acquisto di immobili, toccando il meno possibile le tasse dei contribuenti. Ha favorito sicuramente il boom economico anche l’industria del petrolio che, insieme al gas naturale, frutta ogni anno 325 miliardi di dollari allo Stato. “Perry è stato solo molto fortunato”, ha commentato Bernard L. Weinstein, professore della Southern Methodist University di Dallas.

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