Cardano, business della droga a capo una famiglia di spacciatori

Cardano al Campo – In manette la famiglia spacciatori: al vertice di un giro di droga ramificato in mezza Lombardia ancora una volta Michele Ranieri, noto alle forze dell’ordine per diverse ragioni; non ultima l’operazione coordinata dalla Dda di Milano ed eseguita nel marzo scorso dove con Ranieri fu arrestato Valentino Gionta, boss del clan camorristico Gionta di Torre Annunziata, al quale il capobastone di Cardano era molto vicino se non addirittura affiliato.

Ranieri fu anche gambizzato da Pasquale Fuscà in piazza a Cardano nel luglio 2011; oggi quell’esecuzione alla luce delle ultime vicende assume un significato diverso. In tutto sono 12 le ordinanze di custodia cautelare per spaccio eseguite nella notte tra martedì e mercoledì dai carabinieri del nucleo operativo radiomobile di Gallarate chieste dal sostituto procuratore Mirko Monti e firmate dal gip Nicoletta Guerrero. Con Ranieri senior sono finiti nei guai il figlio, Antonio (per tutti Antonello),

e la moglie, Rosa Cirillo, vera donna di polso nonché unica in famiglia ad avere una minima occupazione come collaboratrice domestica. Con loro sono stati colpiti da ordinanza altri due militari in servizio alla caserma Nato Ugo Mara di Solbiate Olona: Marcello Di Chiara e Paolo Garau; un loro collega Francesco Manzo era già stato arrestato nel novembre 2011 insieme a Ranieri padre. Il trio aveva trasformato l’abitazione di famiglia in via Fratelli Cervi in una vera e propria succursale di Scampia dove si vendevano cocaina, hashish e marijuana; un giro che forse il circolo familiare gestiva direttamente per il clan Gionta.

«Un’organizzazione del tutto familiare – hanno spiegato il procuratore di Busto Francesco Dettori e il comandante provinciale dei carabinieri Vincenzo De Marco – Ciascuno aveva il suo compito. Anche la moglie organizzava gli incontri con gli acquirenti, sorvegliava la situazione intorno alla casa di famiglia, avvisata tutti qualora ci fosse qualcosa di sospetto, anche solo la presenza di una pattuglia dei carabinieri in zona». Nemmeno il cane di famiglia è rimasto fuori dal giro: alcuni pagamenti per la compravendita della droga avvenivano a mezzo postepay. La password era sempre la stessa: Lupin, dal celebre ladro, nome del cagnolino di famiglia. L’operazione è partita da uno spunto «raccolto grazie alla conoscenza del territorio», ha detto il capitano Michele Lastella capitano della compagnia di Gallarate.

«I carabinieri si sono resi conto che alcune persone note, con precedenti, frequentavano sistematicamente bar e pub di Cardano al Campo e Gallarate – ha spiegato Monti – Da quell’elemento, attraverso appostamenti e pedinamenti, i militari hanno ricostruito lo scenario. Dalle intercettazioni è arrivata la conferma dei sospetti». In particolare uno era il locale dove i “cavallini” dei Ranieri cercavano di fare affari; Il quinto elemento di Cardano (il locale è estraneo ai fatti) era il luogo principe per incontrare i clienti che poi raggiungevano la magione popolare di via Fratelli Cervi per definire gli acquisti. Tutto sempre all’ombra della camorra: «I clienti arrivavano dalle province di Varese, Milano, Bergamo e Brescia – ha precisato il tenente Elisabetta Spoti, comandante del Norm di Gallarate – Il giro era vastissimo». Uno dei bacini di utenza era la Ugo Mara, appunto, dove militari spacciavano droga ad altri militari. L’organizzazione aveva metodi tipici della criminalità organizzata; chi non pagava i debiti di droga veniva picchiato e punito. Valentino Gionta stesso fece rapinare di una Bmw un cliente moroso a Jerago con Orago per fare un favore all’amico Ranieri con il quale trascorreva molto tempo. Il boss campano, infatti, veniva spesso a Cardano a sorvegliare i suoi affari di droga prima dell’arresto. I carabinieri hanno eseguito 50 perquisizioni e sequestrato auto, moto e conti nelle disponibilità dei Ranieri. Anche alla Fiat 500 Abart di Ranieri senior sono stati messi i sigilli; del resto in famiglia, tranne la Cirillo, non lavorava nessuno: eppure il nucleo di Cardano era riuscito a denunciare tra il 2006 e il 2010 un reddito annuo di 26mila euro.

 

p.rossetti

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