Travedona Monate – Si è spento all’età di 71 anni Carlo Mozzoni, il presidente del Travedona Calcio. Una figura importante del calcio dilettantistico della provincia di Varese tanto che prima di diventare presidente si era distinto in mezza provincia per aver allenato nei settori giovanili del Verbano, Gavirate, Brebbia, Cadrezzate, Lesa e Ispra.
È stato anche un giornalista sportivo collaborando con le riviste specializzate MilanInter e Stadio. Una vita nel pallone, vissuta con garbo, eleganza e tanta umanità. «Ha vissuto il calcio – racconta il figlio Orazio – a 360 gradi, prima facendo il giocatore, poi il giornalista, quindi l’allenatore e infine il presidente alla nuova Travedona». Una società a trazione familiare con i figli Orazio, allenatore, Ulisse, ancora giocatore, e papà Carlo che dall’alto della sua passione ed esperienza non poteva che essere il presidente.
Nel corso degli anni il calcio si era trasformato in qualcosa di più di una semplice passione, era un modo di vivere: sportività, rispetto per gli altri e grande disponibilità. «Tutte le persone che lo hanno conosciuto – raccontano i familiari – lo ricordano per la sua enorme umanità. Tutti quelli che incontriamo ripetono sempre che gli anni trascorsi con mio padre erano stati anni indimenticabili, stagioni bellissime non solo per i risultati che comunque erano positivi, ma soprattutto per la sua umanità». La squadra di calcio che assomiglia tanto a una famiglia con Carlo che piano piano era diventato il papà di tutti, il confidente sempre con una parola buona. Dopo aver vissuto diversi aspetti del mondo del calcio da circa un anno aveva assunto la presidenza di quella che era stata la sua creatura. Carlo era un tifoso del Bologna. Un nostalgico innamorato della squadra che negli anni Sessanta faceva tremare il mondo. I colori rossoblu gli erano entrati nel cuore guardando le magie di Giacomo Bulgarelli e compagni.
«Quando faceva l’allenatore – racconta il figlio Orazio – credo non si ispirasse a nessuno in particolare, aveva il suo credo e un suo pensiero. Non penso avesse dei maestri da imitare». Capacità tecniche a parte, erano le sue qualità umane a connotarlo in modo unico: «Era davvero una grande persona – racconta un amico – di un’umanità pazzesca. Era generoso e disponibile con gli altri, non si tirava mai indietro. Quando ho saputo che Carlo non ce l’aveva fatta mi è venuta la pelle d’oca, per chi lo ha conosciuto è stata una grandissima perdita». Ieri pomeriggio nella chiesa parrocchiale di Brebbia, paese nel quale Carlo viveva con la famiglia, si sono tenuti i suoi funerali. Una folla commossa ha partecipato al dolore dei famiglia. A omaggiarlo per l’ultima volta erano davvero in tanti.
Pino Vaccaro
p.rossetti
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