Berlino, 3 giu. (Apcom) – Probabilmente quando la scorsa settimana ha lanciato un appello insieme al presidente francese Nicolas Sarkozy per invitare “tutti gli europei a votare alle elezioni” del 6 e 7 giugno la cancelleria Angela Merkel pensava anche al suo Paese. Perché, a pochi giorni da quell’appuntamento, in Germania il tema delle europee è quasi del tutto assente dal dibattito pubblico.
Se si eccettuano alcuni spot elettorali trasmessi in serata in tv o qualche manifesto particolarmente aggressivo dei socialdemocratici della Spd (uno su tutti: “L’aria fritta voterebbe la Linke”), la campagna elettorale passerebbe inosservata. Del resto, pur schierando come candidati di punta due politici che hanno fatto di Bruxelles il loro palcoscenico principale – il presidente dell’Europarlamento Hans-Gert Poettering per la Cdu, il capogruppo del Partito socialista europeo Martin Schulz per la Spd – i partiti della Grande coalizione sembrano concentrarsi non tanto sui temi europei, quanto sulla scelta del prossimo commissario tedesco. La Spd appoggia lo stesso Schulz; i cristiano-democratici di Frau Merkel reclamano per sé il posto occupato ormai da dieci anni dal socialdemocratico Guenter Verheugen e, dopo il no del governatore dell’Assia Roland Koch, sembrano orientarsi su Friedrich Merz (che ha però un neo: è uno storico rivale della Merkel).
La Germania, intanto, sembra guardare altrove, con le prime pagine dei giornali occupate dal dibattito su Opel e sugli eventuali aiuti ad altre aziende colpite dalla crisi, a cominciare dal gruppo di grandi magazzini Arcandor.
Secondo un sondaggio della tv pubblica Zdf il disinteresse tra i tedeschi per le europee è diffuso: solo un intervistato su tre sa già per chi votare e due su tre ammettono di essere poco o per niente interessati alle elezioni. “Non è improbabile che la partecipazione al voto sarà inferiore a quella già estremamente bassa del 2004, quando fu del 43%”, ha detto a Zdf Matthias Jung, direttore del centro di ricerche elettorali “Forschungsgruppe Wahlen”.
Eppure dalle europee potrebbero arrivare importanti segnali in vista del voto nazionale del 27 settembre. A guardare con particolare apprensione all’appuntamento del 6 e 7 giugno è la Csu, la formazione bavarese “gemella” della Cdu di Merkel. Alle europee la Csu si presenta da sola ed è pertanto costretta a superare la soglia nazionale del 5% dei voti. Secondo i sondaggi dovrebbe farcela, centrando proprio il 5%. In caso contrario per il partito di Horst Seehofer si tratterebbe della seconda debacle in meno di 12 mesi, dopo la storica perdita della maggioranza assoluta in Baviera alle regionali dello scorso settembre.
Anche per i cristiano-democratici della Cdu il voto si presenta particolarmente insidioso, ma per altre ragioni. Sembra improbabile infatti che la formazione di Merkel riuscirà a replicare il successo del 2004, quando, con l’era Schroeder ormai prossima al tramonto, riuscì a raccogliere un sensazionale 44,5%. Gli istituti infratest-dimap e Forschungsgruppe Wahlen danno la Cdu/Csu al 39%. Interessante a questo riguardo sarà anche il risultato dei liberali della Fdp, che alle ultime tornate elettorali in Germania – si pensi ad esempio alle regionali in Assia di gennaio – hanno pescato voti proprio tra gli insoddisfatti della Cdu. Per Infratest-dimap i liberali sono al 10% (quasi il 4% in più rispetto al 2004).
Diverso il discorso per la Spd. Dopo il tonfo di cinque anni fa, quando crollarono al 21,5% (a titolo di paragone: alle elezioni tedesche del settembre 2005 ottennero il 34,2%), i socialdemocratici dovrebbero riuscire a incrementare i loro voti. Secondo Infratest-dimap la Spd viaggia intorno al 26%, per Forschungsgruppe Wahlen è al 25%. Un eventuale successo potrebbe essere usato in chiave interna dal ministro degli Esteri e candidato cancelliere Frank-Walter Steinmeier.
In fondo, secondo i politologi, la vera e propria campagna elettorale per le elezioni nazionali del 27 settembre – di cui già adesso si notano i primi segnali – partirà dopo le europee.
Aal
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