Morte di : la procura di Varese pronta a cinque nuovi passi nell’indagine per omicidio volontario a carico di , all’epoca dei fatti marito della vittima. Maldera morì in uno strano incidente stradale a Caravate nel febbraio 2003.
Al primo posto c’è la caccia al super testimone. Piccolomo, arrestato poi per l’omicidio di consumatosi nel 2009 a Cocquio Trevisago e già condannato all’ergastolo in due gradi di giudizio per il delitto delle mani mozzate, era alla guida dell’auto all’interno della quale la moglie morì arsa viva. Lui non si fece un graffio: già all’epoca le figlie e indicarono nel padre l’omicida della madre. Di quella Marisa Maldera divenuta ostacolo per il coronamento della relazione tra Piccolomo e la giovane lavapiatti marocchina che all’epoca lavorava nel ristorante di famiglia.
Piccolomo riuscì a patteggiare una pena mite per omicidio colposo; ma ad inizio dicembre, su impulso della procura generale di Milano, il gip di Varese ha riaperto il caso con Piccolomo accusato di omicidio volontario. L’inchiesta è affidata al pubblico ministero , lo stesso che fece arrestare Piccolomo per il delitto Molinari. Stando alle informazioni raccolte ci sarebbe un testimone che quella notte di febbraio arrivò sul luogo del terribile incidente stradale mentre l’auto era già in fiamme. L’uomo avrebbe visto una figura maschile ferma, intenta a fumare una sigaretta, mentre Marisa Maldera bruciava. La procura ora procederà per identificare il super testimone: pare un addetto alla pulizia strade e raccolta rifiuti all’epoca dei fatti.
Il secondo passo sarà quello di eseguire nuove analisi sui reperti biologici prelevati dal cadavere carbonizzato della Maldera dopo l’incidente. Il quesito della procura sarà preciso e mira a stabilire se la donna fosse stata in qualche modo sedata o drogata per agevolare le operazioni dell’omicida. Sul fronte del movente la procura verificherà poi le sorti di un libretto di risparmio postale intestato alla Maldera misteriosamente sparito dopo la sua morte. E ancora: si tenterà di ascoltare la lavapiatti marocchina, secondo le figlie l’amante del padre, che Piccolomo sposò dopo appena due mesi di vedovanza e dalla quale ebbe un figlio. La donna è tornata a vivere in Marocco con il bambino dopo l’arresto del marito in seguito all’omicidio delle mani mozzate. Infine è in corso di valutazione l’esecuzione di una perizia cinematica per sondare eventuali ombre nella dinamica dell’incidente così come descritta da Piccolomo.
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